martedì 1 dicembre 2015

L'INTIFADA ITALIANA DEL PRESEPIO

Quasi per imporre militarmente la ri-cristianizzazione di un territorio sconsacrato, ieri una scuola elementare di Rozzano (Milano) è stata meta di una chiassosa processione politica pro-presepe (bambinelli portati da bambinoni). Una risposta sguaiata e prepotente al problema — vero — di come conciliare tradizioni non solamente religiose, come quella natalizia, con la difficile convivenza tra culture......
Una certezza, per esempio, è che l’indiscutibile tradizione cristiana del nostro paese non deve essere rimossa, o snaturata, per non urtare suscettibilità troppo suscettibili. Peggio per i suscettibili. Guai ai suscettibili. Una seconda certezza, che non si oppone alla prima e anzi la rafforza, è che questa identità, se viene brandita come un’arma, non importa se di difesa o di offesa, diventa una imposizione escludente e detestabile, e non solamente in linea di principio, ma in linea pratica: perché esistono italiani cattolici, italiani musulmani, italiani ebrei e italiani atei (per non dire delle altre infinite variabili). E dunque è fondamentale, per una scuola pubblica degna di questo nome, non solamente sembrare ma addirittura essere “scuola di tutti”, inclusiva di ogni identità e di ogni cultura......
Imbroglia chi la semplifica inalberando gesubambini, scoprendosi una vocazione devota fin qui non manifesta, come fa la Lega nata pagana e invecchiata vaticana: sbaglia gravemente, sbaglia nei fondamentali, perché riduce la scuola pubblica a un ring nel quale vince chi è più grosso e più grossolano. Specularmente sbaglia chi si illude che omettendo identità, celando le differenze, smussando ogni angolo, si possa favorire un processo di convivenza, forse di integrazione, che invece non può che fondarsi sulla chiarezza reciproca.....
La realtà delle cose, di giorno in giorno, è sempre più amara. È sfavorevole al ragionamento, al compromesso virtuoso, all’intelligenza dell’altro. Provate a dire «no al crocifisso nelle aule, sì a festeggiare Natale nelle scuole», e le opposte tifoserie avvamperanno d’ira. È una partita, questa, nella quale le curve si ingrossano e minacciano, piano piano, di mangiarsi tutto lo stadio. Il ragionamento è in minoranza. .....
Gli uomini di buona volontà, o perlomeno di volontà non pessima, si trovano, in questo momento, stretti in una tenaglia. Per questo devono sentirsi duri come un sasso, non mollare mai, non cedere allo spirito nefasto della Guerra Santa. Minoranza gentile, ma non silenziosa, tra maggioranze urlanti, questo devono essere gli italiani non disponibili a nascondere Gesù Bambino e nemmeno a lanciarlo contro il nemico.
Stralci di Michele Serra su "La Repubblica"

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