mercoledì 21 gennaio 2015

IL PUGNO DI PAPA FRANCESCO

Oso stupirmi e sconcertarmi per questa frase del papa che non mi sarei mai aspettato di sentir dire dalla persona che riconosco come il successore di Pietro e il Vicario di Cristo, il sommo punto di riferimento della religione in cui credo, la religione dell’Amore di Dio e del prossimo.
Cristo, sulla croce, fu insultato, deriso e provocato: “Se sei figlio di Dio, scendi dalla croce! Ti crederemo!”. Che avrebbe fatto papa Francesco? Sarebbe sceso dalla croce e, sfregandosi le dita della mano destra sulla spalla destra, avrebbe passeggiato con aria di sfida fra quei beceri carnefici che – ne sono certo – sarebbero stati colti da un incontenibile attacco di diarrea ed avrebbe loro detto: “E adesso?, come la mettiamo?”
Fu o non fu Gesù Cristo a dire: “Se uno ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra; se uno ti costringe a fare con lui un miglio, tu fanne con lui due; se uno ti toglie la tunica, tu dagli anche il mantello”? E ancora: “Non dovrai perdonare fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”. Il messaggio evangelico, per il suo anticonformismo e la sua radicalità, catturò milioni e milioni di persone che, per esso e su di esso, giocarono la propria vita.
E’ quel messaggio d’amore e di perdono che, a fatica, molti di noi cercano di vivere quotidianamente ed è in nome di quel messaggio che crediamo che dà la vita solo chi muore, ama chi sa perdere, è signore solo chi serve, che farsi schiavo è essere libero, che non basta non rubare ma che bisogna dare, non basta non uccidere ma bisogna amare la vita, non basta non dire falsa testimonianza ma bisogna dire la verità perché solo la verità ci fa essere liberi, non basta non commettere atti impuri o non desiderare la donna d’altri ma bisogna vivere appieno l’amore.
E’ il fondatore della nostra religione che, sulla croce, pregò il Padre di perdonare i suoi carnefici.
Sono stupito e sconcertato che il capo della religione in cui credo dica che non avrebbe problema a sferrare un pugno a chi s’azzardasse ad esprimere  apprezzamenti poco lusinghieri su sua madre.
E’ troppo ovvio che il papa predichi e pratichi il perdono?
I media si sbracciano a spiegarci che un papa che molla un pugno è più vicino a noi, assomiglia ad uno di noi, si comporta come si comporterebbe ognuno di noi e l’esegesi semiotica dei gesti delle espressioni papali si allarga fino a sdottorare che solo in questo modo la chiesa si avvicina alla gente e la gente si avvicina alla chiesa. Ad una chiesa che appariva sempre più lontana, ricca, compromessa col potere, sazia e sporca delle sporcizie più indicibili.
A me viene ancora in mente qualche frase di Gesù. Tipo: “Volete andarvene anche voi?”  “Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi”.
Se papa Francesco picchia un pugno sul tavolo perché non si risolvono in fretta le questioni dello I.O.R, della pedofilia clericale, del clero che vive una doppia vita, delle belle e costose feste che s’organizzano in Vaticano e dintorni ecc.ecc., lo sento davvero uno come me.
Se molla un pugno sul muso di chi l’offende, no perché ha il dovere di essermi d’esempio, il primo esempio.
ERNESTO MIRAGOLI

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