“La pastorale
sacramentale nei riguardi dei divorziati risposati necessita di un
ulteriore
approfondimento,
valutando anche la prassi ortodossa e tenendo presente «la
distinzione tra
situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti». È vero.
Un ulteriore periodo di riflessione e di raccolta dati ci vuole. I
problemi emersi nello scorso Sinodo dei Vescovi sui temi della
famiglia sono davvero molti e di non facile né immediata soluzione.
Quali le prospettive
in cui muoversi? Quali i passi possibili? Quali suggerimenti per
ovviare a
forme di impedimenti
non dovute o non necessarie?” Quarantasei domande come questa
compongono il nuovo
questionario per il prossimo appuntamento assembleare dell’ottobre
2015(Le puoi trovare raccolte in questo blog alla pagina "Documenti"). Le penne dei commentatori si sono subito esercitate soprattutto
sul grado di apertura alle riforme che si intravede nella
formulazione delle domande sui temi più spinosi e controversi
(omosessualità e divorziati). Io credo invece che occorre porre
attenzione al “processo” che il questionario dovrebbe avviare
dentro la Chiesa stessa.
In occasione del
questionario redatto in preparazione del sinodo straordinario dello
scorso ottobre, ho avuto la sensazione che fossero stati
gli uffici diocesani a pilotare e a fornire tutte le risposte.
No,così non va
bene. Ora le cose devono andare in maniera un po' diversa. Anzi,molto
diversa.
La diffusione del
questionario deve servire ad avviare, come lo stesso documento
sinodale prevede, un'ampia discussione
nella base cattolica, nelle parrocchie, negli oratori, nei gruppi
ecclesiali,là dove vive e lavora il “popolo di Dio”,perché è
proprio quest’ultimo che oggi ha un’occasione storica e
assolutamente inedita per farsi sentire , per raccontare come sia
cambiato lo scenario religioso, quali siano i problemi reali con i
quali i credenti debbono davvero misurarsi in quelle “periferie
esistenziali” che per tanti di loro sono scenario quotidiano di
vita e di lavoro.
Sarebbe bello che il
tempo che ci separa dal nuovo sinodo fosse per la Chiesa fino in
fondo un tempo, un’occasione di verità, perché la Chiesa fosse
capace di dare un esempio memorabile ad una società italiana
desertificata nei suoi ideali e scioccata dalla tragica insipienza
delle sue classe dirigenti, pronunciando finalmente la verità su se
stessa, dichiarando che la recita è finita, che è venuto il momento
della sincerità. Costi quel che costi. Sarebbe bello che tanti
sacerdoti avessero, in uno spirito di autentica liberazione, la
possibilità e il coraggio di dire come si comportano davvero quando
si trovano di fronte ad un divorziato risposato che desidera
intraprendere un percorso di profonda riflessione spirituale per
essere riammesso all’eucarestia. Sarebbe bello che quei tanti preti
potessero esprimersi con verità e cioè che sì la comunione a
quella persona loro la danno già oggi, che non hanno atteso le
decisioni del Sinodo e quelle del pontefice per comportarsi come la
fede suggerisce loro: e cioè con comprensione e misericordia. E che
agiscono in maniera analoga anche con gli omosessuali che si
avvicinano alla Chiesa: ascoltando, comprendendo,accompagnando.
Allora sì che la Chiesa avvierebbe un vero cambiamento e in una
direzione molto simile a quella auspicata da Francesco, dove quei
fedeli ai quali il Concilio di Trento e una vecchia mentalità
clericale assegnavano il compito mortificante di obbedir tacendo sono
oggi diventati adulti, usano la propria ragione, vogliono comprendere
e non si considerano cristiani di serie B solo perché non indossano
una tonaca. Tra di loro vi sono anche tante donne che non accettano
più di essere il “sesso debole” dell’istituzione, il supporto
invisibile e silenzioso della grande macchina del sacro. A tutti
costoro, le riforme che auspicabilmente verranno dal nuovo Sinodo e
dalle decisioni del pontefice daranno entusiasmo e slancio, insieme
alla sensazione di vivere in un’istituzione che ha finalmente
aperto le sue finestre, che ha rinnovato l’aria delle sacre stanze.
Facendosi invadere da quei “segni dei tempi” che cinquant’anni
fa annunciarono il nuovo inizio di una storia antica.
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