giovedì 29 gennaio 2015

46 RISPOSTE PER IL NUOVO CORSO DELLA CHIESA

“La pastorale sacramentale nei riguardi dei divorziati risposati necessita di un ulteriore
approfondimento, valutando anche la prassi ortodossa e tenendo presente «la
distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti». È vero. Un ulteriore periodo di riflessione e di raccolta dati ci vuole. I problemi emersi nello scorso Sinodo dei Vescovi sui temi della famiglia sono davvero molti e di non facile né immediata soluzione.
Quali le prospettive in cui muoversi? Quali i passi possibili? Quali suggerimenti per ovviare a
forme di impedimenti non dovute o non necessarie?” Quarantasei domande come questa
compongono il nuovo questionario per il prossimo appuntamento assembleare dell’ottobre 2015(Le puoi trovare raccolte in questo blog alla pagina "Documenti"). Le penne dei commentatori si sono subito esercitate soprattutto sul grado di apertura alle riforme che si intravede nella formulazione delle domande sui temi più spinosi e controversi (omosessualità e divorziati). Io credo invece che occorre porre attenzione al “processo” che il questionario dovrebbe avviare dentro la Chiesa stessa.
In occasione del questionario redatto in preparazione del sinodo straordinario dello scorso ottobre, ho avuto la sensazione che fossero stati gli uffici diocesani a pilotare e a fornire tutte le risposte.
No,così non va bene. Ora le cose devono andare in maniera un po' diversa. Anzi,molto diversa.
La diffusione del questionario deve servire ad avviare, come lo stesso documento sinodale prevede, un'ampia discussione nella base cattolica, nelle parrocchie, negli oratori, nei gruppi ecclesiali,là dove vive e lavora il “popolo di Dio”,perché è proprio quest’ultimo che oggi ha un’occasione storica e assolutamente inedita per farsi sentire , per raccontare come sia cambiato lo scenario religioso, quali siano i problemi reali con i quali i credenti debbono davvero misurarsi in quelle “periferie esistenziali” che per tanti di loro sono scenario quotidiano di vita e di lavoro.
Sarebbe bello che il tempo che ci separa dal nuovo sinodo fosse per la Chiesa fino in fondo un tempo, un’occasione di verità, perché la Chiesa fosse capace di dare un esempio memorabile ad una società italiana desertificata nei suoi ideali e scioccata dalla tragica insipienza delle sue classe dirigenti, pronunciando finalmente la verità su se stessa, dichiarando che la recita è finita, che è venuto il momento della sincerità. Costi quel che costi. Sarebbe bello che tanti sacerdoti avessero, in uno spirito di autentica liberazione, la possibilità e il coraggio di dire come si comportano davvero quando si trovano di fronte ad un divorziato risposato che desidera intraprendere un percorso di profonda riflessione spirituale per essere riammesso all’eucarestia. Sarebbe bello che quei tanti preti potessero esprimersi con verità e cioè che sì la comunione a quella persona loro la danno già oggi, che non hanno atteso le decisioni del Sinodo e quelle del pontefice per comportarsi come la fede suggerisce loro: e cioè con comprensione e misericordia. E che agiscono in maniera analoga anche con gli omosessuali che si avvicinano alla Chiesa: ascoltando, comprendendo,accompagnando. Allora sì che la Chiesa avvierebbe un vero cambiamento e in una direzione molto simile a quella auspicata da Francesco, dove quei fedeli ai quali il Concilio di Trento e una vecchia mentalità clericale assegnavano il compito mortificante di obbedir tacendo sono oggi diventati adulti, usano la propria ragione, vogliono comprendere e non si considerano cristiani di serie B solo perché non indossano una tonaca. Tra di loro vi sono anche tante donne che non accettano più di essere il “sesso debole” dell’istituzione, il supporto invisibile e silenzioso della grande macchina del sacro. A tutti costoro, le riforme che auspicabilmente verranno dal nuovo Sinodo e dalle decisioni del pontefice daranno entusiasmo e slancio, insieme alla sensazione di vivere in un’istituzione che ha finalmente aperto le sue finestre, che ha rinnovato l’aria delle sacre stanze. Facendosi invadere da quei “segni dei tempi” che cinquant’anni fa annunciarono il nuovo inizio di una storia antica.

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