domenica 7 dicembre 2014

SE IL DISSENSO AIUTA LA FEDE DEL CRISTIANO

Qualche giorno fa ho letto su alcuni siti una serie di critiche sulla scelta della Rai di affidare il commento del Vangelo della Domenica ai preti di strada. Non ho molto approfondito il dibattito perché mi sembrava un po' ridicolo ma nello stesso tempo anche molto amaro. Mi è sembrato di ritrovare un'arcaica e banale disquisizione post-conciliare in riferimento ai preti cosiddetti «scomodi», «rivoluzionari», «contestatori», «dissidenti». Da sempre,in fondo,il dissenso è cresciuto per la strada e ciò ha sempre creato problemi,divisioni e imbarazzo nella Chiesa. Quanta difficoltà per la Chiesa ad uscire dai propri confini! Quanta paura del diverso! Quanta paura di perdere il proprio potere! Per non parlare poi del problema dei preti che si sono sposati! Si è sentito dire che Papa Francesco vorrebbe rivedere il problema del celibato dei preti,ma dalle discussioni intraprese nel recente Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia,mi è sembrato abbastanza chiaro che nulla sta cambiando. Numerosi sono stati i sassi gettati nello stagno dal Papa,ma al di là degli inevitabili cerchi,nulla ancora è apparso di concreto all'orizzonte. Le stesse comunità cristiane locali appaiono spente e inadeguate,mentre interessanti spunti di riflessione e di ripartenza si possono cogliere proprio in quelle esperienze di dissenso. Così,ad esempio,ho trovato una lettera scritta da un prete sposato a Papa Francesco,che riporto nella sezione di questo mio blog intitolata «Ho scritto una lettera»,con delle interessanti considerazioni non solo per il Papa e per i Vescovi se mai decidessero di prendere in  seria considerazione il problema,ma anche per una comunità cristiana che si guarda dentro,si rifonda e decide di andare per il mondo ad annunciare l'amore di Dio per l'uomo contemporaneo. Ho sempre creduto,e per questo io stesso feci a suo tempo una scelta che mi portò fuori,che è dai confini,dall'esterno,dalla strada che la realtà assume un aspetto più veritiero e obiettivo. C'è chi dice che serve una rivoluzione per rifondare. Forse si potrebbe anche solo fermarsi,rileggere la propria storia,analizzare il proprio vissuto e fermi al bordo della strada urlare al mondo la «buona novella»!

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