domenica 7 dicembre 2014

La vera spiritualità si trova ai margini
di Timothy Radcliffe
in “Avvenire” del 7 dicembre 2014
Nella sua Piccola mistica del dialogo (Castelvecchi, pp. 108, euro 14) Alberto Fabio Ambrosio domenicano, studioso del sufismo ottomano - trova Dio nelle esperienze di vita ordinarie: quando cammina per strada ascoltando il suo walkman, quando è seduto sull’autobus e osserva gli altri viaggiatori, quando si trova davanti un pallone giallo mentre è fuori a correre, quando parla con gli amici, o ne sente la mancanza. Lotta contro la tendenza umana di contenere Dio rinchiudendolo in un mondo religioso, dove possa essere controllato. Quando al battesimo si riversa lo Spirito Santo su Gesù, non viene condotto in un luogo «sacro», bensì in una landa desolata.
Paradossalmente è il Diavolo che riporta Gesù al Tempio! Dio si rivela nelle esperienze umane ordinarie dell’affetto e del piacere. Il primo romanzo della scrittrice indiana Arundhati Roy s’intitolava Il Dio delle piccole cose. Ogni spiritualità degna del suo nome ci libera dalla tirannia che ci impone di fare colpo ed essere grandi, poiché la grandezza di Dio consiste proprio nella cura che dedica alle cose più piccole, nella sua presenza nei dettagli meno significativi.
Ambrosio parla di una mistica dei margini. Le persone più «spirituali» che io abbia mai conosciuto hanno sempre ricercato Dio nei margini. Jean Vanier, fondatore delle comunità de L’Arche, ricercava Dio nel mondo della disabilità; Madre Teresa cercava Dio tra i moribondi sulle strade di Calcutta.
Santa Teresa di Lisieux voleva essere vicina agli atei e bere dal loro calice di dolore. Tutti i grandi scrittori spirituali di tutte le tradizioni sanno che in Dio il centro e il margine sono la stessa cosa. Quando Thomas Merton si è infine deciso a diventare cattolico ha scritto, citando Alano di Lilla: «Dio il cui centro è dappertutto e la circonferenza in nessun luogo, mi sta cercando. E mi ha chiamato dalle proprie immense profondità». I cristiani vedono questo nel tentativo di Gesù rivolgersi a tutti gli emarginati, i reietti, i peccatori, le prostitute e i lebbrosi. Sono questi che ha collocato al centro.
Ambrosio narra magnificamente del margine interreligioso. Il suo amore per il sufismo è radioso.
Anche la sua celebrazione dell’eucarestia è allietata dalla tradizione sufi della danza, con i suoi bei gesti e movimenti. Rumi ci invita ad ascoltare insieme, a condividere un silenzio in cui attendiamo una parola dal Dio che noi tutti cerchiamo e che ci cerca con infinita pazienza. Ci rallegriamo qui in una comunione che non nega le differenze bensì ci coinvolge ad un livello più profondo, che trascende ogni parola.

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