sabato 7 settembre 2019

E SE VENISSE ABOLITO IL SACERDOZIO COSI' COME LO CONOSCIAMO?

Di fronte ai molti scandali sessuali che hanno come protagonisti i preti cattolici, James Carroll,  noto giornalista americano, saggista, vaticanista – e soprattutto per 5 anni sacerdote, adesso  sposato, in un articolo di Atlantic, rivista statunitense, presenta un punto di vista interessante e stimolante per una possibile discussione in cui cerca di analizzare i motivi della crisi che si trova a vivere la Chiesa, per giungere ad una drastica e indubbiamente provocatoria conclusione: “Sarebbe necessario abolire il sacerdozio cattolico come lo conosciamo oggi, cioè una condizione riservata ai maschi che devono teoricamente astenersi dai rapporti familiari e sessuali “.
Carroll, per dare forza e veridicità al suo ragionamento, racconta di sé e del periodo in cui esercitava il ministero cioè degli anni 70, in cui  la Chiesa coraggiosamente faceva il più grande tentativo di modernizzazione: “ I miei cinque anni da sacerdote, che pure passai nell’ala più liberale della Chiesa, mi fecero assaggiare il fetido gusto della casta. Il clericalismo, con il suo culto della segretezza, la misoginia teorizzata dalla dottrina, la repressione sessuale che pratica e il suo potere gerarchico giustificato dalle minacce di finire all’inferno, sono alla base delle storture della Chiesa cattolica. L’ossessione dei membri del clero per il proprio status cancella anche i meriti dei sacerdoti “buoni”, e distorce il messaggio di amore disinteressato verso il prossimo che la Chiesa aveva avuto il compito di diffondere”.
Carroll sostiene il fatto che nei Vangeli non sia prescritto né il celibato né l’obbedienza cieca alla gerarchia, Molte delle cariche e dei ruoli che oggi diamo per scontati sono stati costruiti soltanto più tardi, secoli dopo la nascita delle prime comunità cristiane, che invece erano sostanzialmente egalitarie. Il celibato divenne la norma soltanto nel Medioevo:“A un certo punto il tratto esclusivamente maschile della Chiesa e la sua misoginia diventarono inseparabili dalla sua struttura.  La colonna portante del clericalismo è semplice: le donne sono subalterne agli uomini. I fedeli comuni sono subalterni ai sacerdoti, che sono “ontologicamente” superiori perché appartengono alla Chiesa. Dato che il celibato rimuove eventuali legami familiari o altre obbligazioni, i sacerdoti sono stati incastrati in una gerarchia che replica il sistema feudale in uso nel Medioevo”.
Una struttura così verticale ed elitaria finisce inevitabilmente per tendere all’autoconservazione del proprio status e del potere acquisito, diventando anche impermeabile agli stimoli esterni: «Dovremmo sorprenderci del fatto che uomini abituati a considerarsi tanto potenti – quasi come alter Christus, un altro Gesù Cristo – possano smarrirsi nell’egocentrismo? O che abbiano difficoltà a distanziarsi da un sistema feudale che garantisce loro una comunità e le eventuali promozioni, per non parlare poi di uno status a cui i fedeli laici non potranno mai accedere? Oppure, ancora, che la Chiesa preveda la scomunica per ogni donna che celebri una Messa, e nessuna punizione del genere per un sacerdote pedofilo? Il clericalismo si autoalimenta e si sostiene da solo: fiorisce nella segretezza, e pensa solo a se stesso”.
La prassi dell’autoconservazione non si esaurirà però molto facilmente nella Chiesa. "Il futuro arriverà senza farsi notare, passo dopo passo, come fa sempre. Ma arriverà. Fra un secolo la Chiesa cattolica esisterà ancora. Se in passato fu appropriato, per la Chiesa, adottare strutture politiche del tempo – la Roma imperiale, l’Europa feudale – perché non dovrebbe assorbire i valori e la forma della democrazia liberale?”

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi

Archivio blog