martedì 3 dicembre 2019

COSTRUIRE UN'IDENTITÀ DIALOGANTE E CONDIVISA

Nell'estate del 1954, ventidue ragazzini di età compresa tra gli undici e i dodici anni parteciparono ad un campeggio presso il parco di Robbers Cave nella parte meridionale dello stato dell'Oklahoma. Nessuno di loro si era mai incontrato prima di allora. Undici di loro vennero alloggiati in una zona del parco e gli altri undici in un'altra zona. Le due aree erano così distanti e separate che nessuno dei membri di un gruppo sospettava dell'esistenza dell'altro gruppo. Ma quando si incontrano scoppia il conflitto: bandiere bruciate, alloggi razziati, risse, spedizioni punitive. Poi i problemi si aggravano. Iniziano a scarseggiare l'acqua e il cibo. Le divisioni fittizie e le differenze artificiali allora scompaiono. I ragazzi imparano a collaborare e a risolvere, insieme, problemi comuni.
Era un esperimento di psicologia sociale. Solo un esperimento ma, pur con tutti i limiti metodologici della scienza di quegli anni e le indubbie ambiguità morali ed etiche, ci appare ancora oggi come una potente rappresentazione della vita sociale, delle sue patologie e, forse, anche delle sue possibili terapie. La divisione, alimentata ad arte da un linguaggio, da atteggiamenti, da un armamentario ideologico volto a creare un malinteso senso di identità. L'identità che si forgia contro chi ci viene descritto come diverso da noi e che non produce nient'altro che conflitti evitabili, sprechi di risorse umane e ideali, malessere e inefficienze. In fondo questo vecchio esperimento ci insegna quanto, spesso, queste divisioni possono essere artificiose e strumentali.
Diffidiamo di chi, in ambito politico, o in tv, o sui social o sui giornali usa espressioni come «grillino»,«buonista»,... perché costoro difficilmente sono in buona fede. La strategia è quella di creare identità e quindi divisione, sulla base di differenze che sono artificiose e innaturali, ma, allo stesso tempo, potenti ed efficaci. 
Proviamo a riflettere su questo esperimento del campeggio. Uscire dalla falsa partigianeria e, come i ragazzi del campo, iniziare a cooperare in misura maggiore, perché i problemi comuni da tentare di risolvere insieme, certo non ci mancano. L'esperimento del campeggio mostra anche che il conflitto tra gruppi viene aggravato quando le risorse sono scarse o che siano anche soltanto percepite come scarse.
Diffidiamo, allora, di chi ci fa sentire privati di qualcosa, depredati, di chi alimenta l'insicurezza e di chi rappresenta la realtà più fosca di quanto sia. Diffidiamo di chi crea divisione e conflitto con atti e con parole, con la finta ironia o con studiata superiorità. Diffidiamo di chi vuole metterci l'uno contro l'altro; di chi afferma la propria identità, appartenenza, storia e perfino la propria religione, contro quelle di qualcun altro; per differenza.
Certamente non abbiamo bisogno di chi, in questo modo, alimenta conflitti e divisioni creati ad arte. Ciò che ci serve è altro: dialogo vero, rispetto reciproco e fiducia, anche in chi la pensa diversamente.

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