mercoledì 23 novembre 2016

VIVIAMO IN UN PAESE CATTOLICO?

Già i molti e ripetuti fatti di corruzione devono far riflettere.
Un crescente individualismo si evidenzia ad ogni livello. E una caduta libera dell’interesse collettivo che da anni ha portato tanti al “riflusso nel privato” per usare un termine da anni ottanta.
Poi è iniziato il montare della protesta contro i politici tout court. Se c’era bisogno di una reazione contro comportamenti offensivi dell’intelligenza dei cittadini, la polemica anti casta però era in molti casi esclusiva rivendicazione dei propri interessi. Roma ladrona significava soprattutto che i miei soldi me li gestisco io anziché avere una visione comunitaria in cui proporzionalmente e con progressività si concorre a garantire le risorse per lo sviluppo e la crescita della nazione in modo solidale.
E infine si è cavalcato il fenomeno dell’immigrazione per contestare i potere e per riaffermare una visione localistica ed autarchica.
Prima basandosi sulle paure rispetto al “diverso” da noi, poi sulla necessità di difendersi dalla microcriminalità (addebitata proprio a chi veniva da altre nazioni), poi è scattato l’allarme per stupri e violenze verso “le nostre donne”. In tutte queste cose la responsabilità di immigrati c’è stata, ma non maggiore rispetto ai comportamenti gravi e colpevoli dei “nostri”, di cittadini italiani fino a quel momento normali, o addirittura all’interno di famiglie esemplari.
L’ultimo appiglio è che “gli islamici ci stanno invadendo”, che “non possiamo continuare ad accogliere” perché abbiamo anche le nostre difficoltà e la crisi sta incidendo sulle nostre famiglie sui nostri giovani, la disoccupazione è sempre a livelli inaccettabili, ecc.
Se altri Paesi hanno deciso di reagire alla “invasione” di immigrati alzando muri e fissando filo spinato alla frontiera, da noi – civilissima nazione dell’occidente, culla dei diritti dell’uomo e ricco di una tradizione religiosa che ha radici profonde – le barricate le facciamo con la protesta, le offese sui social a chi è ritenuto cedevole e “buonista”, con il rifiuto ad accogliere strutture nei nostri paesi e rioni(I fatti di Gorino, di qualche tempo fa, rappresentano solo l’ultimo esempio).
Qualche settimana fa la liturgia presentava una pagina di Vangelo che parlando di una vedova che riuscì ad ottenere giustizia da un giudice disonesto per via della sua insistenza concludeva “ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?”. Ecco la domanda, per chi dice di avere fede: che tipo di fede abbiamo? quale fede manifestiamo per ottenere giustizia? quale livello di adesione al messaggio di Gesù abbiamo raggiunto e compreso, e soprattutto riusciamo a mettere in pratica?
Non intendo dare giudizi. Sono il primo ad interrogarmi, e a trovarmi carente di coerenza. Però leggo prese di posizione rispetto al fenomeno dell’accoglienza dei profughi a dir poco irriguardose verso chi si pone con spirito samaritano verso il profugo, verso il richiedente asilo, verso il fratello in difficoltà. Siamo passati dall’aiutiamoli a casa loro, dal prima gli italiani, all’aboliamo l’8‰, ai Vescovi e ai preti che continuano a farci la predica, fino al se li prenda il Papa in Vaticano e al mettano a disposizione le loro Chiese.
A parte il fatto che in Vaticano qualcuno è stato accolto, e che molte strutture parrocchiali e diocesane sono state attrezzate per questo scopo, oltre ad offrire anche possibilità di svolgere qualche compito attraverso il lavoro di tante cooperative o associazioni di volontariato, si tratta proprio di chiedersi se queste reazioni non siano l’ennesimo segnale che la cattolica Italia non è più cattolica. O per lo meno il cattolicesimo e la fede che tanti italiani esprimono (tutti a difendere l’esposizione del crocifisso nelle scuole, come avversione ai musulmani!) non è il contenuto e lo spirito del Vangelo.
Siamo una nazione pagana, che pensa alla presenza di un <dio> quando serve e fa comodo, se aiuta ad affermare alcune tradizioni, se ci lascia comodi nelle nostre certezze e non smuove i nostri stili di vita e di consumo.
Questo è anche, a mio modesto avviso, il motivo per cui la politica è scivolata verso posizioni in cui l’etica e la morale, in cui la responsabilità comunitaria, in cui le virtù civiche sono scomparse quasi totalmente. I cittadini, gli elettori chiedono ai loro rappresentanti non un futuro in cui cresca lo spirito di comunità, la speranza di maggiore coinvolgimento, il rispetto per le diversità, più conoscenze e opportunità, ma solo un immediato di benessere e beni materiali da consumare.
Carlo Baviera sul blog "Appunti Alessandrini"

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