domenica 6 novembre 2016

OGGI LA PREDICA VERRA' TENUTA DAL MARESCIALLO...

Non hanno concluso allargando le braccia e dicendo: «Andate in pace!». Ma il senso era quello. In quindici chiese nella diocesi di Ivrea, la messa della domenica è finita con i carabinieri sul pulpito. Un invito, non un’irruzione. Niente arresti, ma una breve lezione. 
Lo scopo era spiegare ai presenti, in maggioranza anziani, come difendersi dalle truffe. Niente citazioni evangeliche; solo consigli pratici. «Certe persone vengono in casa a bussare o a suonare. Ora, a questi signori qua non bisogna dare retta, perché sono quasi sempre dei malviventi! Una volta all’interno dell’abitazione vi raccontano tante storie, magari che vi devono dare dei rimborsi. Ora, rimborsi non ne dà nessuno! E poi non ve li danno con un assegno, ve li scalano magari dalla bolletta...».
L’iniziativa, in collaborazione con la Prefettura di Torino, può sembrare ingenua: invece è importante.
È importante perché le truffe agli anziani stanno diventando un’emergenza e una vergogna nazionale. I truffatori sono sempre più numerosi, più sfacciati e più fantasiosi. Il finto esattore. L’incaricato che, con la scusa di leggere il contatore, cerca contanti e gioielli. Personale in divisa che si presenta mentendo.
A Milano si registrano molti tentativi al giorno. Quanti? Impossibile dirlo. Ogni stima è una stima per difetto, considerando che molte truffe non vengono denunciate, e non vengono denunciate perché la vittima non se n’è resa conto. Oppure ha capito, ma si vergogna della propria debolezza.
In Italia gli anziani crescono, l’economia no: combinazione pericolosa, che aumenta le tentazioni. Una persona anziana è vulnerabile. E diciamolo: per raggirarla non c’è neppure bisogno di commettere un reato. 
E poi chi è anziano, benestante, e vive solo, vede aumentare le visite e gli affetti interessati. Associazioni opache, sedicenti consorterie religiose, badanti senza scrupoli: intorno ai vecchi italiani si muovono correnti inquietanti. 
Certo, la ricchezza, nel corso della storia, è stata redistribuita anche così. Una società sana, tuttavia, non può andare orgogliosa di certi meccanismi. In Italia cresce l’industria della fragilità. Ma non è quella che riporterà in alto la nostra economia, la nostra reputazione e il nostro umore.
Estratto di Beppe Severgnini su Corriere.it

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