domenica 4 settembre 2016

TERESA:CARITA' E' CHINARSI SUL POVERO...A QUALUNQUE CONDIZIONE!

Sì, nella chiesa, fin dai tempi apostolici, ci sono sempre state persone riconosciute e acclamate come santi dai loro contemporanei, prima ancora della morte, per la loro vita conforme a
quella di Gesù o per il loro messaggio ritenuto ispirato da Dio. Per altri l’invocazione “santo
subito!” è risuonata già durante le esequie; per altri invece ci sono voluti secoli prima che la chiesa di Roma riconoscesse la loro testimonianza come esemplare per la vita cristiana e le loro parole coerenti con la dottrina cattolica: soprattutto questo è accaduto per quanti durante la loro vita avevano conosciuto diffidenze, ostracismi, persecuzioni e perfino condanne da parte dell’autorità ecclesiastica. Basti pensare a quelli che sono chiamati “profeti” dopo essere stati silenziati, censurati, calunniati e a volte uccisi per quello che dicevano e facevano.

Madre Teresa di Calcutta ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti pubblici — sia nella chiesa che nella società mondiale — durante la sua lunga vita, eppure credo che chi ha potuto scorgere il volto autentico di madre Teresa sono stati i più poveri tra i poveri, i derelitti senza dignità, quegli esseri umani abbandonati e considerati morti già prima che esalassero l’ultimo respiro. Sono loro ad aver colto nei suoi occhi uno sguardo carico di misericordia, ad aver avvertito nelle sue mani rudi la carezza che non guariva le piaghe ma sanava il cuore ferito, ad aver ascoltato in un sussurro di voce la parola di vita che non viene meno. Perché madre Teresa ha sempre e solo fatto questo: chinarsi su chi giaceva nel più dimenticato angolo delle strade per toglierlo dalla solitudine disperante e per “rialzarlo”, anche solo per quell'attimo sufficiente a morire nella ritrovata dignità di essere umano creato a immagine e somiglianza di Dio.
Credo che madre Teresa abbia insegnato alla chiesa e ancor più alla società, alla nostra società stordita dal benessere raggiunto o agognato, che ciò che conta è restituire umanità a ogni essere umano, avvicinarsi concretamente e restare vicino a chi è nel bisogno, ricollocarlo nel posto che gli spetta di nostro fratello o sorella, ripetergli con i gesti prima ancora che con le parole che la sua vita è preziosa per noi e che la sua morte è per noi motivo di dolore sì, ma anche di lezione e insegnamento e può divenire persino occasione di consolazione se vissuta in un abbraccio compassionevole. Madre Teresa è un memoriale, un antidoto contro quella carità cristiana che vuole aiutare chi è nel bisogno restando a distanza, senza incontrarlo, senza un abbraccio, senza la mano nella mano dell’altro.
La canonizzazione di madre Teresa è l'affermazione convinta e audace della chiesa cattolica che la sua vita, il suo modo di dare carne al vangelo è testimonianza credibile di quel Gesù, uomo e Dio, che è passato facendo il bene, al punto da vivere ora in una comunione più forte della morte.
Se l’esistenza terrena di questa “piccola grande donna” non è stata altro che un’incarnazione di questo amore più forte dell’odio che conferisce dignità a ogni persona, non si può dimenticare quanto affermato da papa Francesco: «Non c’è un santo che nel suo passato non abbia commesso peccati ed errori, e non c’è un peccatore che nel suo futuro non possa divenire santo».
Estratto dall'articolo di Enzo Bianchi su "La Repubblica".

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