martedì 27 settembre 2016

LA BELLEZZA DELL'ACCOGLIENZA

«L’accoglienza non è dovere, almeno nel suo significato più tetro e pesante. L’accoglienza ci apre alla dimensione del futuro. È uno sguardo fiducioso sul mondo. La logica del sacrificio non la comprende appieno. L’accoglienza è bellezza. Ha una sua estetica. La carità è salvaguardia della dignità del povero, del solo, l’abbandonato. È portatrice di cultura. L’ospitalità è anche ascolto. Dobbiamo uscire dall'immagine della «pacca sulla spalla», del buonismo fine a se stesso. Il farsi prossimo impone di sprigionare tutte le energie possibili, tirar fuori le competenze migliori.
Sbaragliare le nostre fragilità, rispondere a una domanda di pace. Siamo al di là, ben oltre il risolvere una qualche emergenza anche estrema. I profughi che bussano alle nostre porte ci impongono anche un nuovo modo di guardare l’economia del mondo. Il tema delle diseguaglianze e della cura della casa comune, come ricorda Papa Francesco. I muri che costruiamo ci incupiscono.
Dobbiamo essere sfidati dall'accoglienza, andarle incontro. Mettere il silenziatore agli slogan dei profeti di sventura che vedono nell'altro, nel diverso, nel debole l’origine di tutti i mali, dei nostri fallimenti. Ci vuole il coraggio di respingere la globalizzazione dell’indifferenza. Relazionarci con gli altri ci fa stare bene. La paura fa perdere il lume della ragione. Serve un surplus di cultura. Bisognava riprendere la voglia di studiare, di approfondire. Alzare il livello della conoscenza. Non si può sempre riassumere tutto in un tweet. Ci vuole un’educazione alla complessità. Non pensare più in maniera frammentaria».
don Virginio Colmegna intervistato in "Corriere della Sera"

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