venerdì 16 settembre 2016

STORIA DI TIZIANA

A un foulard, si è appesa. Era una ragazza bella, sorridente, ed è morta. Non si è suicidata, è morta ammazzata, non da una persona ma da tanti. Gli assassini sono i social network. Quei social che le avevano promesso fama, successo, divertimento e amici. Come un branco di piranha affamati, migliaia di navigatori digitali si sono accaniti su quelle immagini, moltiplicandole, commentandole, rendendole virali. E l'hanno, infine, spolpata. E così abbiamo scoperto quanto il mondo sia popolato di cinismo, indifferenza, crudeltà. Una spaventosa violenza gratuita che si aggira tra le nostre case, dentro i nostri smartphone, tablet, computer. Un popolo di frustrati e impotenti che tenta di darsi un'identità uccidendo l'altro, soprattutto se sconosciuto, imbelle, arreso. Forse ci siamo illusi di essere migliori, ma la rete, implacabilmente, ci smaschera e fa galleggiare il peggio dell'umano.
E allora, dice lo psichiatra P.Crepet, "i social network possono uccidere fisicamente e moralmente, soprattutto quando prendono il posto delle nostre relazioni, delle nostre emozioni, della nostra libera ragione: sono libertà quando si desiderano e galere quando si realizzano."
Questa storia deve diventare nuova materia di riflessione per tutti, specialmente per scuole e famiglie, per non abdicare, per non pronunciare la frase più trita e inascoltabile, quella del "così fan tutti...". Non è vero ciò che si sente dire : "se non sei lì dentro sei già fuori". C'è un bel mondo che non è così connesso, ma creativo e felice, basta saperlo vedere e scegliere.

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