sabato 3 settembre 2016

AGNES HELLER

«Non credo che gli europei siano responsabili dei rifugiati che quotidianamente cercano di arrivare fino a noi. Tuttavia il dovere non dipende sempre dalla responsabilità. Se per esempio io vedessi una casa in fiamme, correrei a dare aiuto, senza per questo essere responsabile dell’ incendio. Bisogna fare una precisazione e una distinzione circa i doveri morali. Abbiamo il dovere morale incondizionato di aiutare coloro la cui vita è in pericolo. Coloro che scappano dalla guerra dovrebbero essere accolti punto e basta. Allo stesso tempo nei confronti di coloro che vogliono vivere nel nostro paese abbiamo un dovere condizionato dalla prudenza, senza poter prescindere dalla sicurezza e dalla difesa dei nostri Paesi. Esistono i diritti umani e i diritti del cittadino. Spesso tali diritti cozzano tra di loro. I cittadini hanno il diritto di decidere con chi vivere. Ma fa eccezione il capitolo dei rifugiati poiché accoglierli implica un dovere morale incondizionato, dove i diritti umani hanno una priorità assoluta e dove il principio responsabilità non contempla deroghe...». 
Agnes Heller, prestigiosa pensatrice ungherese, erede della cattedra di Hannah Arendt alla New School di New York è una delle filosofe più importanti del nostro tempo. Anima della Scuola di Budapest, sopravvisse alla Shoah vivendo la tragedia del ghetto (il padre morì ad Auschwitz) e nel ’47 si iscrisse alla Facoltà di Filosofia diventando in breve la più importante discepola di György Lucács, uno dei più importanti pensatori europei. Il suo libro “La teoria dei bisogni in Marx” la fece conoscere in tutto il mondo e fu proprio la rilettura di Marx a partire dai bisogni umani a provocare la rottura definitiva con il regime che la tenne agli arresti domiciliari e sotto uno spasmodico controllo. Nel 1978 riuscì a uscire dal Paese per trovare rifugio dapprima in Australia, dove insegnò all’ Università di Melbourne e poi a New York dove la sua fama crebbe. 

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