giovedì 23 giugno 2016

UN TRISTE PRIMATO

Il 2015 ha stabilito il triste primato di anno con il maggior numero di uccisioni di attivisti ambientalisti nel mondo. Lo sostiene un rapporto della organizzazione per i diritti dei popoli indigeni Global Witness. L'anno scorso sono stati registrati 185 omicidi in 16 paesi. I paesi più colpiti sono stati il Brasile (50 omicidi), le Filippine (33) e la Colombia (26).
La principale causa scatenante dei delitti sono le lotte contro i progetti minerari: seguono le lotte contro l'agribusiness, le dighe e il disboscamento. Nel 2015 il 40% degli attivisti uccisi appartenevano a gruppi indigeni. Global Witness ha documentato 16 omicidi opera di gruppi paramilitari, 13 dell'esercito, 11 della polizia e 11 di vigilantes privati.

Secondo la ong, "è probabile che il bilancio reale delle vittime sia molto più alto. Molti degli omicidi di cui abbiamo notizia sono avvenuti in villaggi remoti o in foreste profonde.
Per ogni delitto che siamo in grado di documentare, altri non possono essere verificati, o rimangono sconosciuti".

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