domenica 12 giugno 2016

MA ERA PROPRIO IL CASO?

Che avrebbe destato una marea di polemiche c'era da aspettarselo.
Che potesse essere un'idea di Sallusti & C., anche.
Se inseriamo il "Mein Kampf" di Hitler nell'ambito degli studi di idee politiche, è ovvio che lo si possa leggere; ma non come gadget di un quotidiano di informazione.
Che al Giornale se la cavino asserendo che il loro retropensiero sarebbe attivare i controveleni rispetto al nazifascismo fa sorridere.
Tutti sappiamo benissimo che quel giornale, non certo da solo, da anni alimenta razzismo e intolleranza, diffidenza o addirittura odio per lo straniero: e fa specie dunque, che quel giornale (che del revisionismo storico ha fatto una linea di condotta, contribuendo a «normalizzare» il fascismo) distribuisca oggi un testo che se la prende, guarda caso, con «gli sporchi stranieri». E l’ebreo, era per Hitler, il più sporco degli «stranieri», e andava eliminato, in un modo o nell’altro.
Auschwitz è in nuce in quel testo.
Siamo ora giunti a uno dei punti terminali del revisionismo: siamo passati dalla constatazione
filosofica della «banalità del male», alla sua deliberata, volontaria e più sconcertante banalizzazione.

1 commento:

  1. Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna dichiara:

    “La distribuzione gratuita nelle edicole del Mein Kampf, domani accompagnato al quotidiano Il Giornale, rappresenta un fatto squallido, lontano anni luce da qualsiasi logica di studio e approfondimento della Shoah e dei diversi fattori che portarono l’umanità intera a sprofondare in un baratro senza fine di odio, morte e violenza. Bisogna dirlo con chiarezza: l’operazione del Giornale è indecente. E bisogna soprattutto che a dirlo sia chi è chiamato a vigilare e a intervenire sul comportamento deontologico dei giornalisti italiani”.

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