lunedì 27 giugno 2016

Il Fai ha chiesto ad alcuni intellettuali di commentare l’enciclica papale: Wim Wenders lo ha fatto con un poemetto

Mentre leggo l’enciclica Laudato Si’/ sono pienamente consapevole/ che si tratta di uno dei documenti più importanti/ di questo XXI secolo ancora giovane,/ sia a causa del suo autore, Papa Francesco,/ sia per il tema: l’insopportabile sofferenza del pianeta./ Mi coinvolge nel profondo, tanto che non riesco a interrompere la lettura./ E poi mi rendo conto che ciò che mi colpisce,/ ciò che mi tocca di più in questo testo è il tono!/ Il modo in cui penetra con dolcezza nella mia mente trascinandomi pian piano... Non è come leggere un testo teorico o pedagogico,/ somiglia molto più a una lettera personale,/ che mi è stata indirizzata da un amico intimo (e molto competente)./ Vado avanti a leggere/ e riesco quasi a sentire la voce pacata dell’autore,/ una voce che non ha niente di pedante, lontanissima dal tono di chi tiene una conferenza,/ piuttosto la voce di qualcuno che parla come se stesse pensando a voce alta,/ la voce gentile di chi vuol condividere con me i suoi pensieri./ Continuo a dimenticare/ che è il Papa a parlare (o meglio a scrivere)... A volte l’autore scende su un terreno familiare,/ senza mai pretendere di sapere più di quello che già sappiamo,/ ma lo fa con tale passione e convinzione/ che il semplice flusso dei pensieri,/ la complessità e la determinazione del ragionamento/ sono trascinanti e ci uniscono in un’unica convinzione:/ ora o mai più!/ Il danno arrecato alla Terra è un danno fatto a noi stessi./ È a noi stessi che stiamo facendo del male, nel lungo periodo./ (E anche nel breve). Sì, è il tono del messaggio/ a renderlo così potente e convincente,/ ben al di là di qualsiasi saggio o tesi sull’argomento. / Non è che quando finisci di leggere l’enciclica,/ ne saprai necessariamente più di prima./ Non è un testo ricco di nuovi dati e intuizioni sorprendenti,/ eppure, da quella lettura / esci arricchito e in realtà sai di più./ Con molte cose di cui prima eri consapevole/ ora hai un rapporto diverso:/ d’ora in poi apparterranno alla tua vita/ in senso profondamente esistenziale. Sei più convinto che mai,/ perché l’anima stessa ha inteso/ che proteggere il pianeta è una delle questioni più scottanti del nostro tempo. / Spesso le questioni ambientali/ che in certi momenti ci appaiono importantissime e urgenti,/ vengono relegate in secondo piano/ dalla routine e dalle emergenze della quotidianità./ Questa volta è diverso. Papa Francesco ha soprattutto messo una cosa/ in chiaro a voi, a noi, a me: /la sofferenza dei poveri non può essere disgiunta / e considerata una questione separata/ dalla sofferenza del pianeta./ Le due cose si appartengono e devono essere risolte insieme!/ Invece generalmente sono considerate questioni separate./ Le organizzazioni che le combattono sono impegnate sull’uno o sull’altro fronte./ Non così Papa Francesco e la fede che rappresenta. Quindi non è solo il tono di questo libro/ a porlo al di sopra di qualsiasi messaggio politico./ È anche la fonte da cui proviene./ Il titolo stesso, Laudato Si’,/ ci ricorda il motivo per cui Jorge Mario Bergoglio/ ha scelto il nome di san Francesco e perché scrive tutto questo/ rivolgendosi a noi come «Francesco». Nella lunga storia tra l’umanità e la natura/ quest’uomo, questo santo, con la sua vita e le sue convinzioni/ occupa indiscutibilmente una pagina a sé./ È stato il primo a identificare la propria vita/ con quella di ogni altro essere vivente sul pianeta,/ e la sua compassione per i poveri non conosceva limiti. Questa enciclica è scritta nel suo spirito/ da un altro uomo di Dio pieno di amore e compassione e saggezza,/ che ha assunto il nome di Francesco come un segno,/ un’indicazione della sua missione:/ la riconciliazione della fede cristiana/ con la realtà contemporanea e le sue questioni più scottanti:/ da un lato la lotta alla povertà,/ dall’altro quella contro l’abuso dei preziosi tesori del pianeta:/ la sua acqua, la sua aria, le sue piante, i suoi animali, le sue risorse. I nostri principi cristiani,/ (non c’è certo bisogno di insistere su questo punto,/ è talmente ovvio ed evidente)/ non sono solo compatibili, ma identici/ con la compassione per i poveri e per il pianeta! / Siamo i custodi dei nostri fratelli / e abbiamo il compito di aver cura,/ della natura, degli animali e della vita sulla Terra, non di sfruttarli. Per una volta, in questa Enciclica,/ la fede non è qualcosa che porta i cristiani / a trascendere in qualche modo il mondo e lasciarselo alle spalle, / ma qualcosa che conduce dritto nel mondo, / spingendo ad abbracciarlo e a difenderlo. / E per una volta,/ sei impaziente di condividere un testo di chiesa con persone/ che non sono credenti/ o che pregano un altro Dio./ Dopotutto viviamo sullo stesso pianeta,/ siamo fratelli gli uni agli altri,/ e sì, anche i diversi nomi di Dio,/ nello spirito di compassione e di amore che emana da questo testo,/ non possono che essere un ulteriore motivo per rispettare l’altro/ e aver cura di ciò che è stato in dono a tutti noi:/ il pianeta Terra.
in “Il Sole 24 Ore” del 26 giugno 2016

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