martedì 21 gennaio 2014

UNIONI CIVILI? NO GRAZIE!

Le cronache di questi giorni riportano la posizione del Vicariato di Roma che senza indugio boccia la Giunta del Campidoglio sulle unioni civili definendole " una forzatura giuridica,frutto di miopia politica". Così scrive il settimanale cattolico 'Roma Sette',che per bocca del suo direttore,Angelo Zema,annota che con <<il pretesto di evitare ogni forma di discriminazione,..si trattano in modo eguale situazioni differenti>>.
Ovvia è stata la reazione della Giunta perchè non si tratta <<di contrapporre modelli di famiglia,ma di riconoscere realtà di tante forme diverse di convivenze attuali....Quanto noi proponiamo è una questione sentita anche da gran parte della comunità cristiana.....Su cui noi chiamiamo la Chiesa a fare un passo in avanti....L'Italia deve andar avanti nella strada dell'equiparazione e del riconoscimento dei diritti di tutte le coppie>>.
In proposito la Cei era già stata molto chiara sull'argomento:<< prima di pensare alle unioni civili occorre avere più attenzione per la famiglia che non riceve gli aiuti necessari, malgrado il ruolo sociale di "ammortizzatore">>.
Nell’omelia per la festa della Sacra Famiglia l’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra ha ricordato: «Dio ci guardi dall’aver paura dai decreti o leggi emanate a seconda del trend della moda». Infatti, «il matrimonio avviene fra un uomo con una donna, inoltre il bambino ha diritto ad un uomo ed ad una donna che siano suo padre e sua madre quindi non possono essere sostituiti da due adulti dello stesso sesso che non sono, ma “fanno” da padre e da madre». Secondo Caffarra oggi la famiglia «si trova ad essere il terreno di scontro fra il potere di questo mondo e la voce di Dio», mentre «potenti lobbies in possesso non raramente dei mezzi della produzione del consenso cercano di distogliere gli uomini e le donne dall’ascoltare la voce di Dio che parla nella loro coscienza». Uno stop espresso ufficializzato appunto dal responsabile Cei della Famiglia: «Parlare di famiglia significa avere una relazione uomo-donna che si palesa, si ratifica davanti alla società».
Eppure c'è qualche tentativo di apertura.
 "La legge non può ignorare centinaia di migliaia di conviventi: senza creare omologazioni tra coppie di fatto e famiglie, è giusto che anche in Italia vengano riconosciute le unioni di fatto". E' quanto afferma il canonista e vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, ex sottosegretario della Cei, la Conferenza Episcopale italiana e commissario per le migrazioni, intervistato dalla 'Stampa' sulla proposta lanciata in proposito dal segretario del Partito democratico Matteo Renzi.
Per Mogavero, "lo Stato può e deve tutelare il patto che due conviventi hanno stretto fra loro. Contrasta con la misericordia cristiana e con i diritti universali - osserva - il fatto che i conviventi per la legge non esistano. Oggi, se uno dei due viene ricoverato in ospedale, all'altro viene negato persino di prestare assistenza o di ricevere informazioni mediche, come se si trattasse di una persona estranea".
Conclude il vescovo: "Mi pare legittimo riconoscere diritti come la reversibilità della pensione o il subentro nell'affitto, in virtù della centralità della persona. E' insostenibile - sottolinea Mogavero - che per la legge il convivente sia un signor Nessuno". E per la Chiesa, sul cui tema è stata già invitata a riflettere da papa Francesco, in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia, "senza equipararle alle coppie sposate, non ci sono ostacoli alle unioni civili".
Possibile che in questo Paese non si riesca a fare un passo avanti su iniziative che assegnino qualche straccio di diritto ai conviventi?
La nostra Costituzione si basa sul concetto di Stato laico, e questa continua ingerenza da parte del Vaticano, questa crociata contro le famiglie di fatto, è quanto mai anacronistica.
Se ne fa principalmente una questione ideologica mentre,probabilmente,è solo una questione di diritto e di rispetto di una scelta.
A.B.

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