Alla cortese
attenzione di
Mons. Lorenzo BALDISSERI
segretario generale del sinodo dei vescovi
c/o Segreteria del sinodo dei vescovi
via della conciliazione 34 -
00120 Città del Vaticano
PREMESSA
Quando ho trovato in internet questo documento di preparazione al
Sinodo sulla Famiglia,senza troppo impegno,ho incominciato a pensare che poteva
essere un’occasione per esprimere la mia fede in Cristo,che mai si è
affievolita ma ha continuato a sorreggermi nelle esperienze del mio quotidiano.
Non so se ho sprecato del tempo,ma di sicuro è stata l’occasione per
ribadire il mio Credo,certamente affievolito nei confronti della Chiesa
Cattolica,ma sempre determinante nella mia visione della vita.
1 - Sulla diffusione della Sacra
Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia
a) Qual è la reale conoscenza degli
insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della
“Familiaris consortio” e di altri
documenti del Magistero postconcilare sul valore della
famiglia secondo la Chiesa Cattolica?
Come i nostri fedeli vengono formati alla vita
familiare secondo l’insegnamento della
Chiesa?
C’è una conoscenza dei “massimi sistemi”,cioè di
quei problemi che attraversano la vita delle famiglie e che sono stati
conosciuti perché di essi molto si è parlato a livello giornalistico e
televisivo,e sono diventati delle battaglie per il mondo cattolico : mi
riferisco al divorzio, all’aborto,alla pillola anticoncezionale,alla
procreazione assistita,al matrimonio come unione esclusiva tra un uomo e una
donna,..con una chiara percezione di quale sia la posizione della Chiesa
Cattolica,ma nello stesso tempo con una presa di posizione spesso
individualista e personale. Il cristiano sa bene qual è l’insegnamento della
Chiesa Cattolica su questi problemi della famiglia,ma sa ancor meglio che quando
si troverà a vivere queste situazioni famigliari,la scelta è assolutamente e
imprescindibilmente sua!
b) Dove l’insegnamento della Chiesa è
conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano
difficoltà nel metterlo in pratica?
Quali?
Il cristiano,che in questi ultimi decenni ha perso
un po’ della sua identità cristiana in seno alla società civile a scapito di
una singolare e troppo spesso egoistica posizione sociale,vive una forma di
secolarismo cristiano dove le problematiche cattoliche entrano a seconda del
rumore che fanno o dei rapporti che riesce ad intavolare con la locale
comunità. Si è anche formato un fossato,sempre più largo, tra la propria
visione della vita e quella trasmessa dalla dottrina ufficiale,con un’accusa da
parte del cristiano nei confronti della Chiesa Cattolica di non essere al passo
con i tempi,di essere inadeguatamente presenti nella storia dell’uomo. E così
il cristiano applaude una Chiesa che parla di spogliarsi del superfluo per
ridare senso a rapporti profondi e maturi,dove il Cristo povero dona il suo
Corpo e il suo Sangue per i più piccoli,i diversi,gli abbandonati e gli
ultimi,ma non capisce perché i cristiani divorziati siano cacciati dalla Chiesa
o perché l’unione di due persone dello stesso sesso non sia considerato amore.
c) Come l’insegnamento della Chiesa
viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a
livello nazionale, diocesano e
parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?
Non mi sembra di aver mai visto
un’attenzione particolare da parte della Chiesa Cattolica ai problemi della
famiglia se non per riaffermare il principio del con noi o contro di noi. E
così ecco proclamare dal pulpito domenicale,il più delle volte per
obbligo,richiami imposti dalle varie conferenze episcopali,che vorrei sapere
chi ha ascoltato…..Non esistono progetti o programmi pastorali sulla famiglia
perché c’è una preparazione immatura dei presbiteri ai problemi della coppia e
perché manca una presenza esperienziale fondamentale di coppie sposate:quanta
ragione aveva quel sacerdote che durante la celebrazione di un
matrimonio,scandalizzando i presenti,al momento dell’omelia,lasciò la parola
alle coppie sposate presenti perché attraverso la loro esperienza di vita
aiutassero i giovani sposi ad entrare nel mondo dell’amore coniugale!
d) In quale misura – e in particolari su
quali aspetti – tale insegnamento è realmente
conosciuto, accettato, rifiutato e/o
criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i
fattori culturali che ostacolano la
piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla
famiglia?
Il punto di partenza e anche di arrivo
delle varie realtà extra ecclesiali è il ritenere la Chiesa Cattolica un mondo
a se stante dove un confronto è impossibile perché nulla può oltrepassare lo
scudo dogmatico e antimoderno che essa innalza:è lontana dai veri problemi
della vita perché ha paura di dover modificare e di adeguare se stessa al punto
da poter perdere il proprio potere sacramentale per immergersi troppo nell’umano.
2 - Sul matrimonio secondo la legge
naturale
a) Quale posto occupa il concetto di
legge naturale nella cultura civile, sia a livello
istituzionale, educativo e accademico,
sia a livello popolare? Quali visioni
dell’antropologia sono sottese a questo
dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
E’ da molto tempo che non sentivo più
parlare di legge naturale e , sinceramente,pensavo che fosse passata nel
dimenticatoio,usata solo in quei reconditi e medioevali linguaggi tipici di
quelle catechesi domenicali che alcuni preti svolgono ancora urlando dai
pulpiti delle loro Chiese a quegli sparuti e poveri anziani…
Questo per dire che è stata sicuramente
dimenticata dalla società laica e moderna: non c’è più posto per lei,spesso
sostituita da leggi economiche, finanziarie, monetarie, eco-ambientali,…e chi
più ne ha,più ne metta…
Inoltre mi sembra che la visione
antropologica sia stata scavalcata da una visione soggettivistica,secondo la
quale l’amore tra i due sposi termina perché ci si è accorti che in esso non
c’è posto per l’individuo oppure perché l’individuo non riesce più a far posto
all’altro.
b) Il concetto di legge naturale in
relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente
accettato in quanto tale da parte dei
battezzati in generale?
c) Come viene contestata nella prassi e
nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e
la donna in vista della formazione di
una famiglia? Come viene proposta e approfondita
negli organismi civili ed ecclesiali?
Credo che non si possa nemmeno più
accettare un concetto del genere,perché la natura come la famiglia sono in
continua evoluzione. E così,se la scienza riconosce l’omosessualità tra gli
animali o l’importanza del valore del piacere nel rapporto sessuale,dall’altra
ecco la famiglia passare da una struttura patriarcale classica(molto rimpianta
dalla Chiesa stessa!!) a famiglie allargate,nuovi matrimoni,coppie
omosessuali,…
d) Se richiedono la celebrazione del
matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino
non credenti, come affrontare le sfide
pastorali che ne conseguono?
A partire dalla mia trascorsa
esperienza presbiterale,penso che se si potesse abolire il Concordato
Stato-Chiesa,il matrimonio cristiano acquisterebbe una valenza di fede
sicuramente più decisiva:per la maggioranza dei cristiani che lo vivono non ha
nulla a che fare con il proprio cammino di maturità cristiana! L’incontro
sacramentale con Gesù deve incominciare ad essere
libero,gratuito,autentico,partecipato e continuo nel tempo e nello spazio.
3 - La pastorale della famiglia nel
contesto dell’evangelizzazione
a) Quali sono le esperienze nate negli
ultimi decenni in ordine alla preparazione al
matrimonio? Come si è cercato di
stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e
della famiglia? Come promuovere la
coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”?
Nella Chiesa Cattolica,da sempre,i
sacramenti,segni della gratuita presenza del Dio Risorto nelle fasi
determinanti della vita dell’uomo,sono stati segnati da un cammino di
preparazione obbligatorio. Così è stato per il sacramento del matrimonio,dove
due giovani in età maggiore(?),sanno che per sposarsi devono frequentare il
corso pre-matrimoniale,dove si sono sentiti elencare ciò che si deve fare o non
fare. Ottimi,ma troppo pochi quei percorsi dove il loro matrimonio è una fase
straordinaria della loro crescita di fede,prima e dopo.
b) Si è riusciti a proporre stili di
preghiera in famiglia che riescano a resistere alla
complessità della vita e della cultura
attuale?
Non sono a coscienza di situazioni
particolari. Credo che qualcosa sia stato fatto nei movimenti ecclesiali,ma
troppo spesso per un circuito elitario.
c) Nell’attuale situazione di crisi tra
le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo
realizzare la propria vocazione di
trasmissione della fede?
E’ molto esigua,ma rimane viva,dove è
possibile,nelle esperienze personali di rapporto diretto.
d) In che modo le Chiese locali e i
movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare
percorsi esemplari?
e) Qual è l’apporto specifico che coppie
e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla
diffusione di una visione integrale
della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?
E’ molto difficile nell’attuale società
riuscire a distinguere la famiglia cristiana da una non cristiana. Anche la
partecipazione delle stesse alla vita della Chiesa è molto limitata al cammino
dell’iniziazione cristiana dei figli oppure dal rapporto che si instaura con la
figura,carismatica o “affascinante”,del sacerdote. Purtroppo rimangono troppo
spesso chiuse nel loro perbenismo condito ben bene da un ripiegamento esclusivo
sui propri bisogni da soddisfare in una chiusura dogmatica alla diversità.
f) Quale attenzione pastorale la Chiesa
ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in
formazione e delle coppie in crisi?
Come ho già accennato in
precedenza,ritengo scarsi e limitati i vari corsi per fidanzati in preparazione
al Matrimonio perché non inseriti in un valido cammino di vita e fede
cristiana. In essi manca anche una presenza fisica dei veri problemi che si pongono
nel tempo alle coppie sposate:basta teologi,biblisti e psicologi! Bisogna far
raccontare la vita matrimoniale a coppie sposate,a coppie divorziate e
risposate,a preti e suore che vivono il Vangelo per la strada,a chi ha perso il
lavoro e non sa come sfamare i propri figli,a chi a visto il proprio coniuge
consumato fino alla morte da malattie degeneranti,…!
4 - Sulla pastorale per far fronte ad
alcune situazioni matrimoniali difficili
a) La convivenza ad experimentum è
una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?
In quale percentuale si potrebbe stimare
numericamente?
b) Esistono unioni libere di fatto,
senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati
statistici affidabili?
La Chiesa Cattolica deve smetterla di
nascondere la testa come fanno gli struzzi:i dati statistici parlano
chiaramente di unioni libere di fatto in aumento continuo! Se riteniamo non
affidabili tutti questi studi statistici,a che serve questo questionario,e di
conseguenza il Sinodo?
c) I separati e i divorziati risposati
sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa
particolare? In quale percentuale si
potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a
questa realtà attraverso programmi
pastorali adatti?
Credo che rappresentino ormai una
realtà vera! Il primo passo è sicuramente quello di farli sentire come
“persone”,come uomini e donne che con il Battesimo hanno scelto Cristo e la sua
Chiesa! Il primo programma è il rispetto della loro situazione nella sofferenza
di una tale scelta!
d) In tutti questi casi: come vivono i
battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli?
Manifestano semplicemente indifferenza?
Si sentono emarginati e vivono con sofferenza
l’impossibilità di ricevere i
sacramenti?
e) Quali sono le richieste che le
persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a
proposito dei sacramenti dell’Eucaristia
e della Riconciliazione? Tra le persone che si
trovano in queste situazioni, quante
chiedono questi sacramenti?
Purtroppo devo annotare l’emarginazione
e l’isolamento dei cristiani che vivono il dramma della separazione e del
divorzio che aumenta in caso di nuove nozze o di convivenza civile proprio da
parte di quei cristiani che occupano i primi posti. Una diversa considerazione
c’è nei sacerdoti che,grazie al Sacramento della Penitenza, sanno anche
accogliere e comprendere,ma la paura del giudizio dei cristiani dei primi posti
e di eventuali abbandoni da parte di costoro,limita il loro ministero e li
rinchiude nella “canonica”.
f) Lo snellimento della prassi canonica
in ordine al riconoscimento della dichiarazione di
nullità del vincolo matrimoniale
potrebbe offrire un reale contributo positivo alla
soluzione delle problematiche delle
persone coinvolte? Se sì, in quali forme?
Potrebbe essere una via risolutiva ma
lascio ad esperti lo studio del problema. Il problema non è soltanto
giuridico,ma sicuramente va ripensato in un cammino di fede più ampio.
g) Esiste una pastorale per venire
incontro a questi casi? Come si svolge tale attività
pastorale? Esistono programmi al
riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene
annunciata a separati e divorziati
risposati la misericordia di Dio e come viene messo in
atto il sostegno della Chiesa al loro
cammino di fede?
Nella mia Diocesi di Lodi esiste un
gruppo definito di spazio di incontro nella fede rivolto a persone
separate,divorziate o che vivono nuove unioni(“Oltre”),a cui sono stato
invitato a partecipare ma che non ho mai frequentato perché,come ho già
accennato,è la comunità cristiana che deve accogliere,comprendere,aiutare e
dare spazio all’alterità! Basta con i recinti che nascondono le diversità e con
gli inutili percorsi di redenzione:solo la Croce di Cristo redime e purifica il
peccato dell’uomo!
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PRIMA PARTE
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