sabato 18 gennaio 2014

ANCH'IO HO RISPOSTO AL QUESTIONARIO DI PAPA FRANCESCO IN PREPARAZIONE AL SINODO SULLA FAMIGLIA-PARTE PRIMA


Alla cortese attenzione di
Mons. Lorenzo BALDISSERI
segretario generale del sinodo dei vescovi
c/o Segreteria del sinodo dei vescovi
via della conciliazione 34 -
00120 Città del Vaticano

PREMESSA
Quando ho trovato in internet questo documento di preparazione al Sinodo sulla Famiglia,senza troppo impegno,ho incominciato a pensare che poteva essere un’occasione per esprimere la mia fede in Cristo,che mai si è affievolita ma ha continuato a sorreggermi nelle esperienze del mio quotidiano.
Non so se ho sprecato del tempo,ma di sicuro è stata l’occasione per ribadire il mio Credo,certamente affievolito nei confronti della Chiesa Cattolica,ma sempre determinante nella mia visione della vita.

1 - Sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia

a) Qual è la reale conoscenza degli insegnamenti della Bibbia, della “Gaudium et spes”, della
“Familiaris consortio” e di altri documenti del Magistero postconcilare sul valore della
famiglia secondo la Chiesa Cattolica? Come i nostri fedeli vengono formati alla vita
familiare secondo l’insegnamento della Chiesa?
C’è una conoscenza dei “massimi sistemi”,cioè di quei problemi che attraversano la vita delle famiglie e che sono stati conosciuti perché di essi molto si è parlato a livello giornalistico e televisivo,e sono diventati delle battaglie per il mondo cattolico : mi riferisco al divorzio, all’aborto,alla pillola anticoncezionale,alla procreazione assistita,al matrimonio come unione esclusiva tra un uomo e una donna,..con una chiara percezione di quale sia la posizione della Chiesa Cattolica,ma nello stesso tempo con una presa di posizione spesso individualista e personale. Il cristiano sa bene qual è l’insegnamento della Chiesa Cattolica su questi problemi della famiglia,ma sa ancor meglio che quando si troverà a vivere queste situazioni famigliari,la scelta è assolutamente e imprescindibilmente sua!
b) Dove l’insegnamento della Chiesa è conosciuto, è integralmente accettato? Si verificano
difficoltà nel metterlo in pratica? Quali?
Il cristiano,che in questi ultimi decenni ha perso un po’ della sua identità cristiana in seno alla società civile a scapito di una singolare e troppo spesso egoistica posizione sociale,vive una forma di secolarismo cristiano dove le problematiche cattoliche entrano a seconda del rumore che fanno o dei rapporti che riesce ad intavolare con la locale comunità. Si è anche formato un fossato,sempre più largo, tra la propria visione della vita e quella trasmessa dalla dottrina ufficiale,con un’accusa da parte del cristiano nei confronti della Chiesa Cattolica di non essere al passo con i tempi,di essere inadeguatamente presenti nella storia dell’uomo. E così il cristiano applaude una Chiesa che parla di spogliarsi del superfluo per ridare senso a rapporti profondi e maturi,dove il Cristo povero dona il suo Corpo e il suo Sangue per i più piccoli,i diversi,gli abbandonati e gli ultimi,ma non capisce perché i cristiani divorziati siano cacciati dalla Chiesa o perché l’unione di due persone dello stesso sesso non sia considerato amore.
c) Come l’insegnamento della Chiesa viene diffuso nel contesto dei programmi pastorali a
livello nazionale, diocesano e parrocchiale? Quale catechesi si fa sulla famiglia?
Non mi sembra di aver mai visto un’attenzione particolare da parte della Chiesa Cattolica ai problemi della famiglia se non per riaffermare il principio del con noi o contro di noi. E così ecco proclamare dal pulpito domenicale,il più delle volte per obbligo,richiami imposti dalle varie conferenze episcopali,che vorrei sapere chi ha ascoltato…..Non esistono progetti o programmi pastorali sulla famiglia perché c’è una preparazione immatura dei presbiteri ai problemi della coppia e perché manca una presenza esperienziale fondamentale di coppie sposate:quanta ragione aveva quel sacerdote che durante la celebrazione di un matrimonio,scandalizzando i presenti,al momento dell’omelia,lasciò la parola alle coppie sposate presenti perché attraverso la loro esperienza di vita aiutassero i giovani sposi ad entrare nel mondo dell’amore coniugale!


d) In quale misura – e in particolari su quali aspetti – tale insegnamento è realmente
conosciuto, accettato, rifiutato e/o criticato in ambienti extra ecclesiali? Quali sono i
fattori culturali che ostacolano la piena ricezione dell’insegnamento della Chiesa sulla
famiglia?
Il punto di partenza e anche di arrivo delle varie realtà extra ecclesiali è il ritenere la Chiesa Cattolica un mondo a se stante dove un confronto è impossibile perché nulla può oltrepassare lo scudo dogmatico e antimoderno che essa innalza:è lontana dai veri problemi della vita perché ha paura di dover modificare e di adeguare se stessa al punto da poter perdere il proprio potere sacramentale per immergersi troppo  nell’umano.

2 - Sul matrimonio secondo la legge naturale

a) Quale posto occupa il concetto di legge naturale nella cultura civile, sia a livello
istituzionale, educativo e accademico, sia a livello popolare? Quali visioni
dell’antropologia sono sottese a questo dibattito sul fondamento naturale della famiglia?
E’ da molto tempo che non sentivo più parlare di legge naturale e , sinceramente,pensavo che fosse passata nel dimenticatoio,usata solo in quei reconditi e medioevali linguaggi tipici di quelle catechesi domenicali che alcuni preti svolgono ancora urlando dai pulpiti delle loro Chiese a quegli sparuti e poveri anziani…
Questo per dire che è stata sicuramente dimenticata dalla società laica e moderna: non c’è più posto per lei,spesso sostituita da leggi economiche, finanziarie, monetarie, eco-ambientali,…e chi più ne ha,più ne metta…
Inoltre mi sembra che la visione antropologica sia stata scavalcata da una visione soggettivistica,secondo la quale l’amore tra i due sposi termina perché ci si è accorti che in esso non c’è posto per l’individuo oppure perché l’individuo non riesce più a far posto all’altro.

b) Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra l’uomo e la donna è comunemente
accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?
c) Come viene contestata nella prassi e nella teoria la legge naturale sull’unione tra l’uomo e
la donna in vista della formazione di una famiglia? Come viene proposta e approfondita
negli organismi civili ed ecclesiali?
Credo che non si possa nemmeno più accettare un concetto del genere,perché la natura come la famiglia sono in continua evoluzione. E così,se la scienza riconosce l’omosessualità tra gli animali o l’importanza del valore del piacere nel rapporto sessuale,dall’altra ecco la famiglia passare da una struttura patriarcale classica(molto rimpianta dalla Chiesa stessa!!) a famiglie allargate,nuovi matrimoni,coppie omosessuali,…


d) Se richiedono la celebrazione del matrimonio battezzati non praticanti o che si dichiarino
non credenti, come affrontare le sfide pastorali che ne conseguono?
A partire dalla mia trascorsa esperienza presbiterale,penso che se si potesse abolire il Concordato Stato-Chiesa,il matrimonio cristiano acquisterebbe una valenza di fede sicuramente più decisiva:per la maggioranza dei cristiani che lo vivono non ha nulla a che fare con il proprio cammino di maturità cristiana! L’incontro sacramentale con Gesù deve incominciare ad essere libero,gratuito,autentico,partecipato e continuo nel tempo e nello spazio.

3 - La pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione

a) Quali sono le esperienze nate negli ultimi decenni in ordine alla preparazione al
matrimonio? Come si è cercato di stimolare il compito di evangelizzazione degli sposi e
della famiglia? Come promuovere la coscienza della famiglia come “Chiesa domestica”?
Nella Chiesa Cattolica,da sempre,i sacramenti,segni della gratuita presenza del Dio Risorto nelle fasi determinanti della vita dell’uomo,sono stati segnati da un cammino di preparazione obbligatorio. Così è stato per il sacramento del matrimonio,dove due giovani in età maggiore(?),sanno che per sposarsi devono frequentare il corso pre-matrimoniale,dove si sono sentiti elencare ciò che si deve fare o non fare. Ottimi,ma troppo pochi quei percorsi dove il loro matrimonio è una fase straordinaria della loro crescita di fede,prima e dopo.

b) Si è riusciti a proporre stili di preghiera in famiglia che riescano a resistere alla
complessità della vita e della cultura attuale?
Non sono a coscienza di situazioni particolari. Credo che qualcosa sia stato fatto nei movimenti ecclesiali,ma troppo spesso per un circuito elitario.

c) Nell’attuale situazione di crisi tra le generazioni, come le famiglie cristiane hanno saputo
realizzare la propria vocazione di trasmissione della fede?
E’ molto esigua,ma rimane viva,dove è possibile,nelle esperienze personali di rapporto diretto.

d) In che modo le Chiese locali e i movimenti di spiritualità familiare hanno saputo creare
percorsi esemplari?
e) Qual è l’apporto specifico che coppie e famiglie sono riuscite a dare in ordine alla
diffusione di una visione integrale della coppia e della famiglia cristiana credibile oggi?
E’ molto difficile nell’attuale società riuscire a distinguere la famiglia cristiana da una non cristiana. Anche la partecipazione delle stesse alla vita della Chiesa è molto limitata al cammino dell’iniziazione cristiana dei figli oppure dal rapporto che si instaura con la figura,carismatica o “affascinante”,del sacerdote. Purtroppo rimangono troppo spesso chiuse nel loro perbenismo condito ben bene da un ripiegamento esclusivo sui propri bisogni da soddisfare in una chiusura dogmatica alla diversità.


f) Quale attenzione pastorale la Chiesa ha mostrato per sostenere il cammino delle coppie in
formazione e delle coppie in crisi?
Come ho già accennato in precedenza,ritengo scarsi e limitati i vari corsi per fidanzati in preparazione al Matrimonio perché non inseriti in un valido cammino di vita e fede cristiana. In essi manca anche una presenza fisica dei veri problemi che si pongono nel tempo alle coppie sposate:basta teologi,biblisti e psicologi! Bisogna far raccontare la vita matrimoniale a coppie sposate,a coppie divorziate e risposate,a preti e suore che vivono il Vangelo per la strada,a chi ha perso il lavoro e non sa come sfamare i propri figli,a chi a visto il proprio coniuge consumato fino alla morte da malattie degeneranti,…!

4 - Sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili

a) La convivenza ad experimentum è una realtà pastorale rilevante nella Chiesa particolare?
In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente?
b) Esistono unioni libere di fatto, senza riconoscimento né religioso né civile? Vi sono dati
statistici affidabili?
La Chiesa Cattolica deve smetterla di nascondere la testa come fanno gli struzzi:i dati statistici parlano chiaramente di unioni libere di fatto in aumento continuo! Se riteniamo non affidabili tutti questi studi statistici,a che serve questo questionario,e di conseguenza il Sinodo?

c) I separati e i divorziati risposati sono una realtà pastorale rilevante nella Chiesa
particolare? In quale percentuale si potrebbe stimare numericamente? Come si fa fronte a
questa realtà attraverso programmi pastorali adatti?
Credo che rappresentino ormai una realtà vera! Il primo passo è sicuramente quello di farli sentire come “persone”,come uomini e donne che con il Battesimo hanno scelto Cristo e la sua Chiesa! Il primo programma è il rispetto della loro situazione nella sofferenza di una tale scelta!

d) In tutti questi casi: come vivono i battezzati la loro irregolarità? Ne sono consapevoli?
Manifestano semplicemente indifferenza? Si sentono emarginati e vivono con sofferenza
l’impossibilità di ricevere i sacramenti?
e) Quali sono le richieste che le persone divorziate e risposate rivolgono alla Chiesa a
proposito dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione? Tra le persone che si
trovano in queste situazioni, quante chiedono questi sacramenti?
Purtroppo devo annotare l’emarginazione e l’isolamento dei cristiani che vivono il dramma della separazione e del divorzio che aumenta in caso di nuove nozze o di convivenza civile proprio da parte di quei cristiani che occupano i primi posti. Una diversa considerazione c’è nei sacerdoti che,grazie al Sacramento della Penitenza, sanno anche accogliere e comprendere,ma la paura del giudizio dei cristiani dei primi posti e di eventuali abbandoni da parte di costoro,limita il loro ministero e li rinchiude nella “canonica”.

f) Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di
nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla
soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?
Potrebbe essere una via risolutiva ma lascio ad esperti lo studio del problema. Il problema non è soltanto giuridico,ma sicuramente va ripensato in un cammino di fede più ampio.


g) Esiste una pastorale per venire incontro a questi casi? Come si svolge tale attività
pastorale? Esistono programmi al riguardo a livello nazionale e diocesano? Come viene
annunciata a separati e divorziati risposati la misericordia di Dio e come viene messo in
atto il sostegno della Chiesa al loro cammino di fede?
Nella mia Diocesi di Lodi esiste un gruppo definito di spazio di incontro nella fede rivolto a persone separate,divorziate o che vivono nuove unioni(“Oltre”),a cui sono stato invitato a partecipare ma che non ho mai frequentato perché,come ho già accennato,è la comunità cristiana che deve accogliere,comprendere,aiutare e dare spazio all’alterità! Basta con i recinti che nascondono le diversità e con gli inutili percorsi di redenzione:solo la Croce di Cristo redime e purifica il peccato dell’uomo!
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PRIMA PARTE









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