martedì 28 gennaio 2020

IL RAZZISMO E' SEGNO DI CHIUSURA MA ... ANCHE DI SCARSA INTELLIGENZA!

Per questa notizia forse non era il caso di scomodare la scienza ma lo psicologo Gordon Hodson, dell’Università canadese Brock in Ontario, ha condotto delle ricerche per capire se esiste una relazione tra un basso quoziente intellettivo e l’inclinazione al pregiudizio, ad atteggiamenti conservatori, razzisti o omofobi.
Lo studio, durato più di venti anni, ha coinvolto più di 15 mila persone. I soggetti selezionati, bambini di età compresa tra i 10 e gli 11 anni, sono stati sottoposti a diversi test di misurazione, nei quali si analizzava l’intelligenza verbale e non verbale.Gli stessi soggetti sono poi stati sottoposti, in un’età compresa tra i 30 e i 33 anni, ad un secondo ciclo di test, che metteva alla prova su temi riguardanti donne lavoratrici e la famiglia, ambiente di lavoro multirazziale e educazione al rispetto delle autorità costituite.
Dai dati è emerso che le persone con capacità cognitive meno sviluppate tendano ad avere meno rapporti con persone di altre razze e che le persone con una minor capacità di ragionamento astratto abbiano tendenze più conservatrici e omofobe. Il che significa che le persone con un quoziente intellettivo più basso sono più resistenti ai cambiamenti, sono più ostili verso ciò che reputano diverso e hanno un’avversione verso il nuovo: sono quindi meno in grado di gestire le emozioni che hanno a che fare con la paura e con la scoperta dell’ignoto.
Che la scienza arrivi ad affermare ciò non ci permette di farne una norma generale, nel senso che non tutte le persone con tendenze conservatrici hanno un quoziente d’intelligenza basso e non tutti i liberali sono più aperti, accoglienti e cerebralmente dotati dei conservatori. “Tuttavia – precisa lo psicologo – una minor capacità di ragionamento può favorire una visione del mondo più limitata, una visione in cui il diverso o il cambiamento costituiscono un pericolo”.

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