«Un accordo diabolico, che va cancellato». È il netto giudizio di don Renato Sacco, coordinatore
nazionale di Pax Christi, sul memorandum Italia-Libia, l’accordo fra Roma e Tripoli firmato nel
2017 da Gentiloni e al-Serraj per fermare i barconi nel Mediterraneo e deportare i migranti nei
centri di detenzioni libici.
Il memorandum si rinnova automaticamente oggi, anche se il governo italiano, senza troppa
convinzione, fa sapere che potrà essere modificato in ogni momento nei prossimi tre anni.
Intanto le caselle di posta elettronica dei ministri degli Interni Lamorgese
(caposegreteria.ministro@interno.it) e degli Esteri Di Maio (dimaio_luigi@camera.it) continuano a
essere inondate dal mailbombing promosso dalla rete Io accolgo, a cui aderiscono numerose
associazioni laiche (Arci, Cgil, Legambiente, Medici senza frontiere) e cristiane (Acli, Caritas,
Centro Astalli, Comunità Sant’Egidio, Federazione Chiese evangeliche), per cancellare il
memorandum.
«All’indomani della Giornata della memoria, non dobbiamo avere la memoria corta: ricordare i
lager del passato ma ignorare i lager di oggi, ovvero i campi di prigionia in Libia», spiega il
coordinatore di Pax Christi, che ha aderito alla campagna «Io accolgo», scrivendo a Lamorgese e Di
Maio. «Non è una questione di legalità, ma di umanità. Senza considerare che le leggi sicurezza
volute da Salvini rendono tutto ancora più disumano», aggiunge don Sacco.
Da Pax Christi, interviene un ex coordinatore nazionale, don Tonio Dell’Olio. «Trapelano alcune
interpretazioni secondo le quali si potrebbero negoziare nuovi termini dell’accordo anche dopo la
scadenza», scrive Dell’Olio su Mosaico di pace, mensile promosso da Pax Christi. «Ma la verità è
che il testo di quegli accordi sembra un segreto di Stato e nessuno l’ha mai letto, forse nemmeno chi
l’ha firmato – prosegue -. E soprattutto che sono proprio quegli accordi a produrre morte, violenze,
sofferenze atroci e violazione dei diritti umani. Mille volte abbiamo ascoltato racconti
raccapriccianti. Mille volte giovani migranti hanno testimoniato, talvolta documentato, le torture
subite. Per questo siamo in molti a chiedere di non rinnovare quel memorandum».
Vista la sordità dei governi, Dell’Olio si rivolge direttamente a Mattarella, «perché giunga fino a lui
l’urlo senza voce del dolore dei disperati e con uno scatto di dignità umana intervenga direttamente
a scongiurare la nostra complicità da questa violazione dei diritti umani su vasta scala. Sarebbe la
maniera più nobile per onorare la Giornata della memoria appena celebrata e riscattarci dal giudizio
severo con cui ci condanneranno le generazioni a venire».
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Luca Kocci in “il manifesto” del 2 febbraio 2020
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