domenica 26 gennaio 2020

27 GENNAIO : UNA DATA DI STORIE E DELLA STORIA

Da vent’anni il ‘Giorno della Memoria’ aiuta scuole e istituzioni a riflettere sulla Shoah. Una data nazionale – poi riconosciuta anche a livello europeo – che ha imposto la Shoah alla riflessione collettiva. È data di un calendario civile: non basta la pietà e la commozione, sono necessari lo studio e le scelte agite nel presente. Un calendario riflette la condivisione di valori su cui articolare l’idea stessa di cittadinanza e di diritti umani. Implica l’assunzione di date – che siano il 27 gennaio, o il 25 aprile – che sono paradigmi su cui articolare i musei e i programmi scolastici, le gite di istruzione e le manifestazioni. Ma non basta una singola data espunta dal calendario: il 27 gennaio in Italia non è successo nulla, sono i sovietici ad essere arrivati ad Auschwitz. Date assurte a simbolo vanno quindi tenute nel calendario per essere paradossalmente poi spogliate proprio del loro significato simbolico e ancorate alla storia che raccontano. A rendere fertili, le date è il loro susseguirsi: il 27 gennaio‘vale’ se posto accanto al 16 ottobre – la data della razzia degli ebrei di Roma nel 1943; al 28 ottobre del 1922 – la marcia su Roma delle colonne fasciste; accanto al 10 giugno del 1924 quando è stato ammazzato Matteotti; e poi al 24 dicembre del 1924 quando una delle leggi ‘fascistissime’ modificava le attribuzioni e le prerogative del Presidente del Consiglio dei ministri che diveniva Capo del Governo, Primo Ministro, Segretario di Stato.
FARNE UN CALENDARIO significa analizzare somiglianze e differenze. La memoria solo apparentemente riguarda il passato, è invece un impegno costante di osservazione del presente, di riflessioni sulle simmetrie e le differenze delle storie e della Storia.
Finché numerosi erano i testimoni, più facile era ricordare. Adesso gli ex deportati sono rimasti in pochi, adesso si contano sulle dita di due mani.  Sentiremo la mancanza del loro parlare limpido. Adesso restano le loro interviste, il loro libri, i documentari. Adesso è finito il tempo del ricordo ed inizia quello della responsabilità. È tempo di scegliere la centralità di questa vicenda nella storia d’Europa. È tempo di collocarla nel tempo e nello spazio. Ha mostrato cosa l’uomo è capace di fare a sé stesso. E il fatto che sia accaduto è tutt’altro che rassicurante: significa che l’uomo può farlo… e rifarlo.

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