lunedì 17 ottobre 2016

Giacimenti di umanità

Mesi fa nelle lettere al giornale un lettore di un quotidiano nazionale, ponendo questioni circa le questioni finanziarie e le conseguenti difficoltà per tante famiglie e lavoratori, osservava: “Ragioniamo tanto dell’esaurimento dei giacimenti petroliferi, ma che diciamo del rischio dell’esaurimento dei giacimenti di umanità?” intendendo con questa espressione il termine <persone>. E il giornale rispondeva, prima di passare alle questioni riguardanti le indicazioni per scelte di consumo e risparmio adeguati a contenere l’invadenza dei mercati: “ L’esaurimento dei «giacimenti di umanità» è una bellissima immagine. Nella nostra infanzia l’influenza degli agenti produttori di etica e capitale sociale (scuola, chiesa e famiglia) era molto superiore a quella di oggi e purtroppo le nuove generazioni sembrano inebetite in un capriccioso presente, incapaci di progettare futuro”.
Questa immagine dei giacimenti di umanità, come degli <agenti produttori di etica e capitale sociale> fa pensare, ancora una volta, all’importanza della cultura, della formazione e dell’educazione nell’attuale società, pur disorientata dalla tecnologia.
Una considerazione ritengo utile. E cioè l’urgente necessità di investire e agire nel settore educativo, ripristinando (con modalità e forme adeguate ai tempi) gli <agenti produttori di etica e capitale sociale> che, collaborando, sappiano fornire occasioni di socializzazione e di formazione per sottrarre tanti ragazzi alla noia, al nulla, al nonsenso, a deviazioni ideologiche che li possono catturare nel deserto culturale di questo presente. Deserto culturale che sembra impossessarsi anche dell’Europa che rischia di abbandonare, non solo le sue radici cristiane, ma addirittura quelle dei lumi e del rinascimento, quelle dei pensieri forti.
Un tempo erano soprattutto gli oratori i luoghi di incontro, formazione, esperienza di relazioni. La stessa scuola svolgeva sovente un ruolo di accompagnamento della famiglia, e insegnava alcuni valori civili. Poi esisteva un associazionismo, sociale o sportivo che fosse, per incanalare verso impegni positivi.
Esperienze negative ne esistevano, e non tutto funzionava a meraviglia; ma c’era anche un controllo sociale e l’offerta di percorsi che portavano a comprendere cosa fosse meglio evitare. Nel tempo la società è cambiata, ha assunto un maggiore respiro, è più libera e rispettosa e meno escludente (almeno a parole). E questo è positivo.
Purtroppo si vedono però troppi esempi di violenza, di chi sfascia stadi, vetrine, reagisce in modo violento agli immigrati, usa frasi più che volgari sui social, alimenta la religione dei muscoli, è prigioniero di risentimenti e arroganza, e spettacoli che inneggiano all’uso di armi. Forse è venuto il momento di inventare nuovi strumenti che diffondano slogan, proposte, letture, progetti che siano positivi, pieni di contenuti. Proposte e iniziative civili preziose, proposte teatrali perché anche il palco è occasione di crescita culturale, tanti momenti realizzati dalle scuole, le numerose iniziative turistico-folkloristiche dei Comuni del territorio, l’impegno nelle organizzazioni di volontariato: però sono opportunità che pochi raccolgono. Ci deve essere una offerta capillare e diffusa, che “semini” voci ed esperienze di civismo, solidarietà, nonviolenza, donazione.
Ma temo che la scuola, con tutti i problemi che la attraversano, non ce la faccia. E la famiglia, ormai da tempo è troppo sola: quando c’è. Perché a volte manca anche la famiglia. E la Chiesa riesce a far funzionare all’onor del mondo solo pochi centri. Gli oratori del territorio e aperti più di un paio d’ore la settimana, che io sappia, non sono che cose rare. E ai <giacimenti di umanità> chi pensa? E’ l’ora di riprendere in mano quello denominato <progetto educativo> che veda tutte le agenzie educative (da quelle sportive a quelle religiose a quelle culturali) convergere, allearsi, e fare rete.
Estratto di Carlo Baviera su "Appunti Alessandrini"

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