venerdì 28 ottobre 2016

BARRICATE, PAURA E IDIOZIA

La rivolta del paesotto del Ferrarese contro dodici donne e otto bambini è stata definita dalla curia
una «notte ripugnante». Non si potrebbe chiamare altrimenti. Tra questa brava gente di Gorino, paese fino ad oggi assolutamente sconosciuto, è risuonato il grido degli ultimi venticinque anni del glorioso regno di Padania:<<Abbiamo paura!>>
Paura di dodici donne, tra cui una incinta, e otto bambini? Eh già, ma poi arrivano i padri, i mariti, i
fratelli e con loro i criminali, gli imam e poi i tagliagole dell’Isis… La stampa e i sociologi all'inizio scrivevano che i migranti delinquono perché sono senza famiglia, allo sbando. Se invece
le famiglie si riuniscono, dilaga la poligamia. Se arrivano uomini, sono potenziali terroristi. Se
arrivano le donne, sono avanguardia di un’invasione. Ma se tutti questi difensori del campanile e dell’orto di casa avessero avuto il coraggio di dire che provano disgusto per neri, marocchini,
siriani e qualsiasi altro alieno perché è alieno, punto e basta, tutto sarebbe più onesto e più semplice.
E invece no, mica sono razzisti, loro. Hanno paura.
Ma avranno provato a immaginare la paura di quelle donne e quei bambini quando, sopravvissuti a
deserti e tempeste, venivano sballottati tra autobus e caserme dei carabinieri?
Certo, tutti a singhiozzare davanti al corpicino sulla spiaggia. Però, che questi orrori restino là, a qualche migliaia di chilometri dai nostri paesini operosi, o sulle remote spiagge di Sicilia, perché qui non li vogliamo, i loro bambini. E così, grazie alle mitologie della paura, la parola “profugo”, che significa una persona che fugge, una vittima, è diventata sinonimo di minaccia. Di fronte alla quale, chiunque si barrica in casa e afferra, per ora solo metaforicamente, lo schioppo.
Ma tutto non finisce qui. Nell’unica chiesa del paese è comparso un cartello, sia dentro che fuori con l’invito «Tornatevene nel vostro califfato».«Visto che noi siamo, per voi, infedeli - recita il cartello -: ma perché non ve ne andate nel vostro califfato di Iraq con il santo Califfo El Bagdadi, il quale vive di armi e uccide a tutto spiano coloro che non sono sunniti?».
Sul cartello, inoltre, sopra la scritta contro i musulmani campeggia un simbolo arabo, la ‘N’, e sotto una didascalia spiega: «Questa rappresenta la ‘N’ araba e significa ‘Nazzareno’, termine con cui il Corano indica i seguaci di Gesù di Nazareth. Questo segno è stato posto sulle case dei cristiani del califfato di Iraq, i quali sono stati costretti ad andarsene di casa, sono stati uccisi, costretti a cambiar fede, le donne rese schiave vendute e stuprate e violentate da quelli assassini. Noi siamo “orgogliosamente” dei ‘Nassarah».
Difesa delle proprie radici di fede già minacciate in altri paesi? NO! Perfetta idiozia di quanti stanno al gioco di chi costruisce muri e barriere. Di chi scarica su quelli che non conoscono  la disoccupazione, la precarietà, la frustrazione, la solitudine o la mancanza di prospettive. Attenzione perché questo è il frutto avvelenato e letale che nasce dal cedimento dei vari politici di turno e dalla voracità delle banche che dettano le regole del mercato capitalista globale. Forse bisognerà riproporre quella vecchia, ma sempre attuale domanda:<<Avere o essere?>>.

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