martedì 11 ottobre 2016

Cuori violenti. 
La cronaca quotidiana ne è piena. Violenza brutale. Violenza che invade il cuore di adulti, adolescenti, giovani ragazzi, maschi e femmine, maggiorenni e minorenni,... Situazioni di vita dove l'incapacità di riconoscere il limite e anzi la voglia di superarlo fa nascere rabbia e si trasforma in aggressività, odio, profanazione delle regole della convivenza umana, in energia distruttiva. Individui smarriti, dal cuore indurito e privi della capacità di interpretare e orientare in senso positivo l'universo dei loro sentimenti. Incapaci di chiedersi che senso ha e cosa ne sto facendo di questa rabbia.
Da dove nascono i cuori violenti? La risposta ce la dà una poesia di Dorothy Law Nolte: ‘ i bambini imparano quello che vivono’. Già, cosa vivono i ragazzi oggi? La domanda interroga la società, la politica, i servizi educativi, la scuola, le famiglie. Perché di questo analfabetismo dei sentimenti dobbiamo farci carico e mettere in atto riposte. Trovare strategie da condividere con urgenza. La responsabilità richiede un investimento culturale e politico di lotta alle povertà educative, sostegno alle fragilità genitoriali, investimento sugli orientamenti educativi, attivazione di mondi e occasioni per la crescita della vita emotiva. L'analfabetismo dei sentimenti è la sfida educativa prioritaria perché i cuori violenti pulsano anche di emozioni e sentimenti positivi, che esistono e vanno coltivati perché i giovani e i ragazzi sono il nostro futuro, ma anche il nostro presente.
I sentimenti violenti possono tradursi in razzismo, omofobia, bullismo e persino in terrorismo interpersonale dove la vita emotiva è ignorata o addirittura ritenuta un’interferenza negativa nei processi di apprendimento. A scuola, così come in famiglia, ma anche tra gli amici, l'intelligenza del cuore è spesso nascosta o soffocata, fino a perdersi del tutto. E con essa il rispetto, l'ascolto, il dialogo con sé stessi e con gli altri.
Bisogna ricominciare ad aver cura della propria vita emotiva, per saper ascoltare, riconoscere, dare un nome (gli alfabeti dei sentimenti) a ciò che proviamo. E quindi assumere la responsabilità delle scelte che si compiono in conseguenza di ciò che si prova. Il vero nodo non è quello di provare un sentimento, anche di rabbia, di odio, ma quello di scoprirne il senso. Solo così potremo decidere che cosa scegliamo di farne...E questo a partire dagli adulti!
Estratto di Vanna Iori in “l'Unità” del 11 ottobre 2016

Nessun commento:

Posta un commento

Lettori fissi

Archivio blog