sabato 27 giugno 2015

SOLIDARIETÀ E NON GLOBALIZZAZIONE

Da Grenoble alla Somalia, passando per Sousse e il Kuwait, questo venerdì 26 giugno lascia un gusto nero di ceneri e di spavento. Questi attentati omicidi hanno un rapporto tra loro? Certo non formalmente, perché non si riesce ad immaginare una “mano invisibile” che guida in questo modo i terroristi di tutti i paesi. Eppure, è ogni volta la stessa messa in scena, con un'abilità mediatica agghiacciante. Scegliere questo venerdì, giorno di grande preghiera per i musulmani, non è un caso. E nemmeno i luoghi sono casuali, una moschea, una zona turistica, una zona industriale a rischio. Senza parlare della firma particolarmente macabra lasciata dall'assassino di Saint Quentin Fallavier, una testa decapitata, pratica usata spesso in Siria e in Iraq dall'IS. Come se, in maniera implicita, ci fosse un accordo sulle modalità del terrore. Il fatto è che questi terroristi del XXI secolo maneggiano perfettamente il linguaggio e i mezzi di comunicazione del loro tempo. Tra questi, la globalizzazione, o viralizzazione delle immagini e della violenza, svolge un ruolo predominante. La globalizzazione del terrore è al centro della nuova strategia dell'islamismo radicale che colpisce. In risposta, indispensabile è la solidarietà...Bisogna evitare di globalizzare la paura, per non cedere a questo terrorismo senza frontiere.

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