mercoledì 11 febbraio 2015

Un disperato bisogno di dialogo
di Desmond Tutu in “La Stampa” del 10 febbraio 2015
L’umanità appare tragicamente intenta ad autodistruggersi da quando i terroristi hanno sferrato un attacco al cuore degli Stati Uniti dirottando degli aerei, nel settembre di 14 anni fa.
La natura estrema degli attacchi dell’ 11/9 avrebbe potuto concederci una pausa per pensare e condurre a qualche profonda e concreta riflessione sulla nostra vulnerabilità come persone - e sulla
nostra interdipendenza. Ma prima che il mondo avesse un momento per considerare il contesto socio-politico ed economico globale che ha dato origine a quel terribile attacco e pensare al modo migliore per porvi rimedio, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno risposto con estrema forza, invadendo l’Iraq e l’Afghanistan - e creando a Cuba un centro di detenzione che è diventato simbolo di immoralità e di violazioni dei diritti umani.
Piuttosto che concentrarsi sulla priorità della risoluzione del conflitto in Terra Santa, che gioca un ruolo fondamentale nel radicalizzarsi degli atteggiamenti tra i seguaci di fedi diverse, si è lasciato che la violenza si incancrenisse, che le divisioni si intensificassero. L’estrema violenza che Israele ha scatenato l’anno scorso contro Gaza può aver fermato temporaneamente i razzi di Hamas - ma è anche servita a rafforzare ulteriormente l’odio.
Nuovi gruppi che affermano di agire in nome di Dio sono emersi a terrorizzare l’Africa e il Medio Oriente, e a seminare la paura in tutto il mondo. E competono per attirare l’attenzione su di loro commettendo atti sempre più mostruosi. E le nazioni potenti rispondono nell’unico modo che sembrano conoscere, con più bombe e droni e uccisioni.
Con la recente immolazione del pilota giordano Moaz Kasasbeh il comportamento umano ha raggiunto un nuovo vertice di bassezza ed è deplorevole anche la risposta della Giordania,l’esecuzione capitale dei prigionieri. La violenza genera violenza. Il mondo ha disperatamente bisogno di dialogo, non di risposte rabbiose, non di guerra. L’umanità ha bisogno di leader dotati di una visione abbastanza ampia da riconoscere l’umanità di tutti, non solo dei loro simili o di quanti condividono gli stessi valori culturali.
Non importa da dove veniamo o in quale Dio crediamo, siamo alla fine sorelle e fratelli di una stessa famiglia, la famiglia umana, l’unica famiglia umana, la famiglia di Dio - noi tutti - e questa terra limitata che condividiamo è l’unica che abbiamo. Solo parlando e ascoltando e rispettandoci a vicenda possiamo creare un mondo migliore, più giusto e più compassionevole. Il mondo sicuro che la stragrande maggioranza di noi vuole, che valorizza tutte le persone, che riconosce la loro interconnessione - che capisce che il mio benessere è il vostro benessere e il mio successo è legato al vostro.
Questa è la più grande sfida del nostro tempo.
(Diffuso per la Desmond Tutu e Leah Legacy Foundation da Oryx media)

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