mercoledì 11 febbraio 2015

Educazione religiosa
Michael Kuhn (Comece:Commissione degli Episcopati dell'Unione Europea) spiega che tutto nasce dalla spinta alla laicità con la conseguenza di un insegnamento sempre più radicalizzato e sottratto allo sguardo pubblico. Occorre , invece, "condividere e scambiarsi tra gli Stati Membri le 'best practice' realizzate. Occorre incontrarsi e parlare su cosa possiamo fare per combattere la radicalizzazione, come educare alla tolleranza religiosa"

Cosa insegnare?
“Ci sono molte discussioni a riguardo. È desiderio comune dei genitori che i ragazzi possano ricevere informazioni esatte sulle altre religioni alla luce del fatto che in Europa le nostre società sono sempre più pluralistiche e siamo sempre più confrontati con la presenza di persone di altre fedi e culture. Se si guarda, per esempio, al sistema educativo in Francia, si vede che esso è fondato sulla neutralità partendo dal presupposto che la religione è un fatto totalmente privato. Questo approccio però non tiene conto del fatto che le persone sono differenti e queste differenze dipendono anche dall’appartenenza religiosa. Sono cattolici, ortodossi, protestanti, musulmani, ebrei, indù… o non hanno alcuna fede religiosa. Qui sta la sfida e l’Europa ha difficoltà a trattarla sebbene si tratti di una priorità”.

Quindi?
“Dobbiamo accettare il fatto che viviamo in una società plurale e dobbiamo insegnare ai ragazzi come comportarsi in una società in cui non ci si combatte gli uni contro gli altri, ma pur appartenendo a religioni e convinzioni diverse, si condividono valori comuni, si rispettano gli stessi diritti e doveri e insieme si contribuisce a costruire il bene comune”. Cosa si sta facendo a livello di Unione europea?

Cosa si sta facendo a livello di Unione europea?
“Il sistema educativo è una materia che viene gestita dagli Stati membri e l’Unione europea non ha competenze in merito in questo campo. In alcuni Paesi, come la Germania per esempio, il sistema educativo dipende addirittura dai länder. È quindi normale avere approcci differenti che dipendono anche dai rapporti che gli Stati hanno con le Chiese. Il rischio comunque è che se noi non abbiamo un buon sistema educativo a scuola, il percorso educativo rispetto all’insegnamento delle religioni tenderà sempre più a privatizzarsi e verrà offerto in luoghi dove poi è difficile porre un controllo effettivo. È sicuramente un problema emergente e non solo in Francia o nel Regno Unito. Quello che si può fare è condividere e scambiarsi tra gli Stati membri le ‘best practice’ realizzate in campo. E questo realmente si può fare. Occorre cioè incontrarsi e parlare su cosa possiamo fare per combattere la radicalizzazione, come educare alla tolleranza religiosa. Non possiamo avere programmi comuni, ma almeno possiamo avere una sorta di piattaforma di dialogo alla quale guardare per favorire la tolleranza, la comprensione reciproca, l’apertura per le altre religioni”.
Da SIR - 11/02/15

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