Nel corso della storia abbiamo spesso assistito a innalzamento agli altari di personggi politici o religiosi, ma poco dopo anche a cadute incredibili degli stessi: ogni cultura politica o religiosa deve riconoscere che tanti leaders osannati o
diventati icone di progetti rivoluzionari o restauratori non sono sempre
stati perfetti. Non sarebbero uomini, ma macchine.
Direbbe Totò, “siamo uomini di mondo”, e anche noi oggi ci siamo abituati alla caduta delle stelle, al vedere personalità andare in
difficoltà o essere messe in crisi da comportamenti o da errori che
vengono loro contestati.E' successo anche a Aung San Suu Kyi, criticata da 23 leaders mondiali, tra cui molti Premi
Nobel per la Pace, per essere rimasta in silenzio e non aver adottato “nessuna iniziativa per assicurare pieni diritti di cittadinanza per i Rohingya”.
Il popolo <Rohingya> temuto dai birmani perché deriva da un
incrocio di popolazioni con i colonizzatori britannici e non è più
strettamente legato al buddhismo; i buddhisti birmani più radicali si
sentono demograficamente in diminuzione rispetto ai rohingya e temono un
forte aumento dell’Islam. Già in passato ci furono genocidi e oggi
questo popolo vive una nuova tragedia umanitaria oltre al rischio di una
pulizia etnica (sempre i 23 leaders mondiali parlano di “una tragedia umana che equivale a pulizia etnica e crimini contro l’umanità”).
L’ONU ha definito questa popolazione la più perseguitata al mondo, e nel
mese di dicembre l’opinione pubblica fu colpita dall’immagine di
Mohammed annegato insieme alla madre un fratello e uno zio nel tentativo
di fuga dal Myanmar (nuovo nome della Birmania). Una fuga e una
persecuzione (villaggi bruciati e rastrellamenti) ignorate dal Governo
di cui è esponente importante proprio il Nobel per la Pace Suu Kyi.
E’ sempre difficile e complicato entrare in vicende di altri Paesi; le
questioni sono sempre più complesse di come possono sembrare. Resta il fatto che la reputazione di una donna che tutti abbiamo
ammirato per la sua forza, il suo coraggio civile, la sua coerenza, la
sua capacità di guida nonviolenta nel ribaltare un sistema illiberale,
viene messa fortemente alla prova: una stella cadente, nella speranza di fatti che ne correggano un'immagine un po' offuscata.
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