martedì 12 maggio 2020

CHI HA DETTO CHE QUESTA PANDEMIA CI AVREBBE RESO MIGLIORI?

Beppe Severgnini in “Corriere della Sera” del 12 maggio 2020
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Da dove arriva tanta cattiveria? Una ragazza di 24 anni torna a casa dopo un anno e mezzo di prigionia in Somalia, uno dei luoghi più pericolosi al mondo. Silvia Romano, giovane milanese, torna in un’Italia affaticata da due mesi di pandemia e chiusure: una piccola luce in un periodo buio. Sembra impossibile non rallegrarsene. Invece in tanti — nei social, in televisione, sui giornali — sono riusciti a trasformare il sollievo in litigio. Il dolore di questi mesi non ci ha insegnato niente? L’abito islamico? Il nuovo nome? La conversione? Non sono scelte provocatorie, come sostiene qualcuno. Non sono neppure scelte, come ritiene qualcun altro. Per adesso sono decisioni ingiudicabili. Impongono silenzio e pazienza: capiremo. Gli smargiassi che in queste ore gridano e giudicano, probabilmente, tremano di paura al pensiero di restare chiusi in ascensore. Non possono neppure immaginare cosa significa rimanere prigioniera di un gruppo terroristico islamista. Per un anno e mezzo. Da sola. Addormentarsi ogni sera non sapendo cosa può accadere dopo aver chiuso gli occhi. La seconda meschinità contro Silvia Romano si può riassumere in cinque parole: «Doveva restare a casa sua». Chi gliel’ha fatto fare di andare in Africa?, chiedono in molti, scrivendolo dove possono. Guadagna così terreno l’idea che coloro che prestano aiuto umanitario in luoghi difficili del mondo siano soltanto poveri incoscienti. E lo Stato, quando sono in difficoltà, debba disinteressarsi di loro. Assurdo: e i medici in Africa? E i missionari? Padre Gigi Maccalli, prigioniero nel Sahel, va abbandonato perché ha scelto di aiutare il prossimo in Niger e non in provincia di Cremona, dov’è nato? Uno Stato degno di questo nome deve occuparsi dei suoi cittadini, qualunque scelta compiano. Anche quando questa scelta non fosse condivisibile. Ci sono attività sportive che non hanno alcuno scopo umanitario, ma rendono talvolta necessario il soccorso. Lasciamo sole quelle persone su una montagna e in mezzo al mare? Sarebbe interessante porre questo dilemma a qualcuno dei feroci censori di queste ore, chiedendo di immaginare che la persona in pericolo di vita sia un figlio o una sorella. Sarebbero altrettanto intransigenti?

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