mercoledì 20 febbraio 2019

I FIGLI DEI PRETI

Un tempo erano " gli illegittimi", bambini innominabili, da nascondere perché figli del peccato, il
tradimento della promessa del celibato da parte di chi con l’ordinazione sacerdotale aveva deciso
per una vita di castità. Oggi non sono più tali. Un "documento ad uso interno della Santa Sede",
rivelato dal New York Times, e la cui versione completa è ancora secretata, parla di loro
esplicitamente, definendoli " figli degli ordinati". Sancendo de facto che è arrivato il tempo perché
escano dal cono d’ombra nel quale per secoli le gerarchie li hanno relegati. Come? Attraverso il
riconoscimento da parte del prete che li ha generati: per la Santa Sede, infatti, è opportuno che il
consacrato che ha un figlio lasci il sacerdozio per «assumersi le proprie responsabilità come
genitore dedicandosi esclusivamente al bambino». Un sacerdote, come ogni nuovo padre, deve
affrontare le incombenze «personali, legali, morali e finanziarie» del caso. Certo, spiega il
sottosegretario del Clero, Andrea Ripa, ai sensi del Codice del diritto canonico «è impossibile
imporre» il «licenziamento» di un sacerdote, sebbene il passo indietro sia auspicabile. Del resto, il
principio che sta alla base del documento è uno: «La protezione del bambino, il suo bene», dice
Alessandro Gisotti, portavoce ad interim vaticano.
Il documento sintetizza la prassi formatasi nel corso degli anni e, in poche righe vergate sotto lo
stemma della Congregatio pro clericis, il "ministero" d’Oltretevere che regola la vita dei sacerdoti,
indica le linee guida a cui anzitutto i vescovi debbono attenersi per la loro diocesi. Il documento non
viene inviato automaticamente a tutti i presuli, ma solo a coloro che ne fanno richiesta: «Non ne ho
mai sentito parlare perché qui non ho casi del genere», confida a Repubblica un vescovo italiano.
Francesco ha scritto su questo tema nel 2010, nel suo libro "Il cielo e la terra". Allora era
semplicemente il cardinale Bergoglio. Riconobbe il «diritto naturale del bambino come più
importante dei diritti del prete». E dichiarò che lo stesso sacerdote deve prendersi cura del figlio. Ad
oggi non ci sono stime certe su quanti siano i figli dei preti sparsi nel mondo. "Coping
international", un’associazione riconosciuta dalla Chiesa e nata per offrire supporto psicologico e
spirituale ai figli di sacerdoti, ha 50mila iscritti in 175 Paesi e stima intorno alle 4mila unità il
numero di nati da una relazione fra una donna e un prete. Dice Rosario Mocciaro, presidente di
Vocatio, l’associazione dei preti sposati italiani: «Ritengo fondamentale che il documento si
pubblichi, così da aiutare tante persone a uscire dall’anonimato». 
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di Paolo Rodari
in “la Repubblica” del 20 febbraio 2019

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