giovedì 24 gennaio 2019

INDIFFERENZA

La senatrice Liliana Segre da qualche anno ha scelto di raccontare la sua vita di ebrea deportata ad Auschwitz a causa delle Leggi razziali applicate in Italia nel 1938 ai ragazzi, perché possano affrontare il loro futuro salvaguardandolo da ciò che crea segregazione, emarginazione, indifferenza e violenza.
E così anche in questa settimana dedicata alla Memoria dei terribili campi di concentramento nazisti si è  trovata di fronte ad una platea di numerosi ragazzi ai quali ha voluto parlare della sua vita collegandola ad alcuni fatti di attualità.
 “Vi parlo come una nonna, sono qui per raccontarvi come un giorno sono stata espulsa dalla scuola quando avevo 8 anni per la sola colpa di essere nata. Per la colpa di essere ebrea. Anch’io sono stata una clandestina nella terra di nessuno, io lo so cosa vuol dire essere respinti quando le frontiere sono chiuse. Quando si ergono muri. Io lo so cosa vuol dire quando si nega l’asilo. Io sono una che le ha provate queste cose. Sono stata una richiedente asilo. Mi disse l’ufficiale svizzero che non era vero che in Italia c’era la guerra e ci rimandò indietro“.
Inoltre ha esortato ad essere coraggiosi e a riflettere su quanto è accaduto, a leggere Primo Levi. 
“La vita è una cosa meravigliosa e noi volevamo resistere con tutte le forze. Uccisero la mia amica Janine, francese, io non mi fermai quando la presero, non mi voltai a dirle ti voglio bene. Era il 1944. Ero diventata quello che volevano i nazisti. Vorrei che voi ragazzi oggi qui vi ricordaste il suo nome che solo io trasmetto perché di Janine è rimasta memoria. Oltre l’indifferenza più grave ancora sono stati i silenzi di dio, della Croce rossa, degli alleati, di chi non mosse un dito per noi“. 
Non si è parlato di odio e di vendetta, ma i ragazzi sono stati invitati a non essere indifferenti, ad accettare la verità e a non fare finta di niente di fronte al dolore umano. Una gran bella testimonianza.

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