Eppure, nelle settimane immediatamente successive a quel drammatico autunno, abbiamo continuato a sperare, grazie all’orgoglio e alla lucidità di persone che non hanno tardato ad inaugurare la straordinaria stagione dei salvataggi in mare, ma dall'altra sono apparsi fili spinati, blindati alle frontiere, controlli rafforzati che hanno mostrato l’immagine di un’Europa impaurita, che ha smarrito la sua identità plurale e la sua capacità di affrontare insieme le sfide della modernità.
Purtroppo l’aumento di atteggiamenti e di atti xenofobi, uniti alla crescente popolarità dei movimenti di destra, mortificano sempre più queste speranze. La percezione di una diffusa insicurezza economica e sociale legata ai migranti, la paura degli attacchi terroristici e l’incapacità dei governi attuali di garantire sicurezza ai propri cittadini, sono elementi chiave sui quali cresce la paura diffusa verso lo straniero.
La campagna di discriminazione che ha colpito quest’estate le Ong
impegnate nei salvataggi in mare ne è la riprova: l’accusa mossa alle
organizzazioni umanitarie di collusione con i trafficanti costituisce il
paradigma di una società in crisi di valori, dove la mancanza di punti
di riferimento, della giustizia sociale, dell’onestà individuale e della
responsabilità verso la collettività, ne fanno una società povera.Le centinaia di bare che quattro anni fa furono allineate nell’hangar del piccolo aeroporto di Lampedusa devono costituire un monito per coloro che stanno tentando di sabotare il progetto europeo, minandolo alle fondamenta con politiche irresponsabili, per nulla ispirate ai nostri valori fondamentali.
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