L’emergenza umanitaria non è data dalle migrazioni in quanto tali,
“bensì dalle modalità culturali ed etiche, prima ancora che operative,
con cui le si affrontano”.
“E’ il nostro restare umani che è in emergenza di fronte
all’imbarbarimento dei costumi”, impoverito “da quando ci si è
preoccupati più del controllo e della difesa delle frontiere” che non
dei principi morali che regolano il nostro continente. Imbarbarimento
aggravatosi per aver “siglato un accordo per delegare il lavoro sporco
di fermare e respingere migliaia di profughi con un paese (la Libia) che
manifestatamene viola fondamenti etici, giuridici e culturali
imprescindibili” per l’Europa. Ci stiamo adeguando “a un pensiero unico
che confligge persino con la millenaria legge del mare iscritta nella
coscienza umana”, per il quale diviene naturale minare “la credibilità
delle Ong e perseguirne l’operato” e “affidare a una inesistente
autorità statale libica la gestione di ipotetici centri di raccolta dei
migranti che tutti gli organismi umanitari internazionali definiscono
luoghi di torture, vessazioni, violenze e abusi di ogni tipo”,
restituendo irresponsabilmente alla guardia costiera libica le persone
imbarcate dai trafficanti “con la sospetta connivenza di chi ora li
riporta alla casella-prigione di partenza”.
Le conseguenze di questo PENSIERO UNICO vanificano l’accoglienza,
l’integrazione, la solidarietà “che dovrebbero costituire lo zoccolo
duro della civiltà europea”. Questo clima di “caccia al buonista” rende
impossibile “pianificare politiche che consentano la gestione delle
persone in fuga dalla guerra o dalla fame” ed evitino che “i migranti
senza regolare permesso alimentino il mercato del lavoro nero, degli
abusi sui minori e della prostituzione”.
“Sragionare per slogan, fomentare anziché capire e governare le paure
delle componenti più deboli ed esposte della società, criminalizzare
indistintamente tutti gli operatori umanitari, ergere a nemico ogni
straniero, è la via più sicura per piombare nel baratro della barbarie,
per condannare il nostro paese e l’Europa a un collasso etico dal quale
sarà assai difficile risollevarsi”.
“Stiamo diventando più cattivi e la stessa politica, che dovrebbe
innanzitutto far crescere una società buona, è tentata da percorsi che
assecondano la barbarie”, dimenticando “il bene più prezioso che
ciascuno di noi possiede: l’essere responsabili e perciò custodi del
proprio fratello, della propria sorella in umanità”.
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