giovedì 16 febbraio 2017

PACE E SCUOLA

<<Se ne accorga o meno, la scuola è ancora un organo di diffusione della cultura padronale che è, per forza di cose, cultura di guerra […]. Tocca alla scuola provvedere alla riforma di se stessa facendo spazio, naturalmente nei modi suoi propri, ai processi di cambiamento che preparano e prefigurano la cultura della pace.
Uno dei modi con cui la scuola può inserirsi, con efficacia decisiva, in quei processi è la costruzione, nelle nuove generazioni, di una memoria storica diversa da quella codificata nel sapere dominante. Ed è un compito che comporta la rilettura critica del patrimonio letterario e filosofico che abbiamo ricevuto in eredità.
Tutto ciò, in questo patrimonio, era riconducibile alla sfera dell’utopia veniva, mediante opportuni trattamenti critici, puntualmente sigillato nella dimenticanza o relegato come ingenuo o poeticamente evasivo.
E’ razionale solo ciò che è reale: ecco il dogma implicito o esplicito che ha presieduto alla codificazione del sapere.
La parola pace, nei libri di scuola, serve normalmente per indicare i trattati conclusivi di guerre, i quali appaiono poco più che interpunzioni nel ‘continuo’ del divenire bellicoso della civiltà>>.
 
(Ernesto Balducci).

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