sabato 13 aprile 2019

Drastico calo degli aiuti ai Paesi poveri

Calano gli aiuti internazionali verso i Paesi in via di sviluppo. È quello che denuncia la Oxfam (Oxford committee for Famine Relief) in un comunicato dell’11 aprile. Gli ultimi dati OCSE mostrano come la spesa complessiva da parte dei 30 Paesi membri nel 2018 sia scesa del 2,7% rispetto al 2017; una riduzione che solo in parte si giustifica con il taglio della spesa per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo e che colpisce i Paesi più poveri.
Un triste scenario in cui l’anno scorso i Paesi ricchi hanno destinato in media solo lo 0,31% del proprio reddito nazionale lordo agli aiuti allo sviluppo, ossia quanto stanziato già nel 2017, ma ben al di sotto dell’obiettivo dello 0,7% fissato ormai 50 anni fa e raggiunto a oggi solo da Svezia, Norvegia, Regno Unito, Lussemburgo e Danimarca.
«L’aiuto allo sviluppo proveniente dai Paesi ricchi è solo di poco superiore alle fortune di Jeff Bezos, l’uomo più facoltoso del mondo – ha detto Francesco Petrelli, senior advisor su finanza per lo sviluppo di Oxfam Italia - Un dato semplice che descrive quanto l’attuale sistema economico funzioni bene solo per l’1% e male per il restante 99%. Il drastico calo degli aiuti ai più poveri e vulnerabili è desolante, perché in fondo non si sta facendo altro che voltare le spalle a chi lotta per la sopravvivenza».
«L’anno scorso, con lo 0,30% di Aiuto Pubblico, avevamo raggiunto con tre anni di anticipo sulla tabella di marcia l’obiettivo intermedio fissato entro il 2020, in relazione al traguardo dello 0,70 fissato dall’Agenda 2030 per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile – aggiunge Petrelli –. Oggi ogni traguardo appare lontano e, soprattutto, rimane puro slogan quell’incitamento ad aiutare i più poveri a casa loro».
«Mentre il calo dei costi per i rifugiati trova una spiegazione nel blocco imposto ai flussi dei migranti dall’Africa, a destare maggiore preoccupazione sono proprio le riduzioni di stanziamenti verso paesi poverissimi o in via di sviluppo. – conclude Petrelli –  Ai paesi a minore tasso di sviluppo (LDCs), l’Italia destina per esempio un misero 0,06%, rispetto allo 0,15% raccomandato dall’ONU, pur trattandosi della metà dei 22 paesi prioritari per la cooperazione italiana».
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Estratto da www.adista.it

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