martedì 19 dicembre 2017

GIOVANI E RELIGIONE

L'associazione francese per il dialogo interreligioso “Coexister” pubblica un'indagine sulle parole-chiave che 2000 studenti di scuola media inferiore e superiore associano alle differenti religioni.
A che cosa pensano i giovani se si dice loro “ebraismo”, “cristianesimo”, “islam” o “ateismo”?
Non c'è un criterio scientifico e di rappresentatività, ma le convinzioni religiose di questi giovani sono abbastanza vicine a quelle dell'insieme della popolazione: lo 0,76% si sente più “vicino” all'ebraismo, il 49,2% al cristianesimo, il 6,53% all'islam e il 42,61% all'ateismo.
Che cosa mostrano allora queste risposte?
In primo luogo i giovani hanno pochi pregiudizi: “Kippà” e “sinagoga” vengono al primo posto per l'ebraismo, “Chiesa” e “Gesù Cristo” per il cristianesimo, “moschea”,“velo” e “Corano” per l'islam. “Questo mostra che c'è una trasmissione minima delle conoscenze del fatto religioso”, ritiene Charles Mercier, professore di storia contemporanea all'università di Bordeaux.
Inoltre, le risposte maggiormente date sono sempre rispettose.  “Tra le prime dieci, non c'è nessuna
parola violenta, aggressiva o razzista”, si rallegra Samuel Grzybowski. La presenza importante di
“genocidio” e “Hitler” tra le parole associate all'ebraismo è senza dubbio da collegare allo studio della Shoah a scuola. L'unica cosa negativa, per Samuel Grzybowski: “I non-musulami scrivono
sistematicamente Mahomet invece di Mohammad, mentre questa appellazione è considerata
peggiorativa da molti musulmani”.
Dalle risposte, traspaiono comunque anche cliché e visioni negative, ma più marginalmente. “Tirchi” o “Rabbi Jacob” o “banchieri” tornano anche se non spesso tra le parole associate all'ebraismo. Lo stesso succede per l'islam, a cui i giovani associano regolarmente “cuscus”,“terroristi”, o “arabi”.
Più marginalmente, il cristianesimo per alcuni è sinonimo di “chiuso”, “vecchio” o anche
“crociate”. Ma neanche l'ateismo è risparmiato: “ignoranza”, “incomprensibile” o “indeciso”
figurano tra le parole che gli sono talvolta associate.
“Le tre parole che i giovani associano alla loro religione riguardano più spesso l'interiorità, mentre quelle che associano alle altre religioni riguardano più facilmente segni esteriori”. Ad esempio, “Gesù Cristo” è la prima parola associata al cristianesimo dai giovani cristiani, mentre “Chiesa” è quella preferita dai non-cristiani.
Ma l'esempio che colpisce di più è senza dubbio quello del velo islamico: è la seconda parola
associata all'islam dai non-musulmani, mentre è solo alla nona posizione per gli studenti musulmani. “Si vede qui che questo segno esteriore, su cui si accentrano i dibattiti è considerato caratteristico dell'islam più dai non-musulmani che dai musulmani”.

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