Carissimi
amici,
sono a voi per condividervi uno scritto molto significativo di quanto ho vissuto in occasione della Festa Patronale della nostra cittadina di Drobeta Turnu Severin, dove la compagnia teatrale TEATRO SI,della Parrocchia di Bergamo ALta dove sono stata prima di partire per la Romania, ha presentato il Musical Forza Venite Gente in lingua italiana qui in terra rumena.
La figura di san Francesco con il suo messaggio ha coinvolto molto anche la Chiesa Ortodossa e questo é un segno bello di quanto abbiamo bisogno di cercare ciò che ci unisce.
Tramite la Scuola Materna abbiamo potuto essere i promotori di questa iniziativa in collaborazione con altre Associazioni Teatrali locali. Un lavoro di partecipazione davvero grande.
Accompagno a questo breve scritto il mio ricordo nella preghiera per per tutti voi con sincero affetto.
sono a voi per condividervi uno scritto molto significativo di quanto ho vissuto in occasione della Festa Patronale della nostra cittadina di Drobeta Turnu Severin, dove la compagnia teatrale TEATRO SI,della Parrocchia di Bergamo ALta dove sono stata prima di partire per la Romania, ha presentato il Musical Forza Venite Gente in lingua italiana qui in terra rumena.
La figura di san Francesco con il suo messaggio ha coinvolto molto anche la Chiesa Ortodossa e questo é un segno bello di quanto abbiamo bisogno di cercare ciò che ci unisce.
Tramite la Scuola Materna abbiamo potuto essere i promotori di questa iniziativa in collaborazione con altre Associazioni Teatrali locali. Un lavoro di partecipazione davvero grande.
Accompagno a questo breve scritto il mio ricordo nella preghiera per per tutti voi con sincero affetto.
sr.
Maria
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Carissimi/e
Condivido il sentimento
di gratitudine che in molti hanno già espresso in queste ore “a
cado” dopo questi tre giorni così intensi e belli.
Gli sguardi su questa
esperienza potrebbero essere molti… sotto aggiungo alcune righe
della prospettiva più “ecclesiale” che a me è particolarmente
piaciuta.
Ma mi piace
sottolineare alcuni altri scorci di questa avventura che unisco al
grazie a chi più da vicino si è sobbarcato l’organizzazione del
viaggio e della trasferta: Irma, Giovanni suor Maria…
La gratitudine per
l’accoglienza che abbiamo sperimentato: un’accoglienza aperta e
generosa al di là di ogni aspettativa e diciamolo pure di ogni
pregiudizio sui rumeni…
La gratitudine per la
semplicità dei gesti che abbiamo ricevuto, credo ci abbia fatto bene
la devozione e la fede semplice ma tenace della gente incontrata…
La gratitudine perché
il messaggio di Francesco ha parlato attraverso il musical ed è
stato ascoltato con attenzione incredibile al di là della barriera
della lingua.
Da parte mia poi due
motivi di gratitudine speciali.
Il clima che si è
respirato nel gruppo: una bella sintonia fatta di spirito di
adattamento, di accoglienza gli uni degli altri anche in età così
diverse. Un grazie a tutti, ma permettetemi ai giovani in
particolare, che si sono mostrati appassionati e perché no maturi
anche nel vivere (mi rendo conto per qualcuno costosamente) anche due
Messe! Ma credo che si sia percepito il senso…
E -seconda cosa legata
a queste- la possibilità per me di stare un po’ di più con tutti
perché a casa il tempo è sempre poco e mio malgrado non è facile
riuscire a esserci…e invece ho potuto godere di tutti… e anche
qui dei giovani in particolare. E conto che i discorsi aperti trovino
occasioni per essere continuati.
Mentre ero seduto a
vedere ancora una volta senza annoiarmi “forza venire gente” ho
un po’ segretamente pregato e continuerò a farlo perché il
fascino di Francesco possa raggiungere chi lo ha fatto respirare agli
altri mettendo in scena il recital!!! Le domande, le svolte, le
scelte di questo giovane sono una provocazione forte. E lui indica i
luoghi dove è possibile anche per noi oggi “essere proprio sicuri”
di Lui.
Grazie dunque a tutti.
Anche a don Fabio che
stando a casa mi ha permesso di essere con tutti voi e ha dovuto
fare anche la mia parte di lavoro (scoprendo tra l’altro una bella
perdita di acqua nelle tubature dell’oratorio, celebrando due
funerali ecc. ecc.)
Sono certo che questa
esperienza rafforza il senso dell’essere TeatroSì.
Un abbraccio e buon
riposo a tutti.
Un po’ più
vostro…
don Alberto
“Cristòs
a inviàt!”
“Adevaràt
a inviàt!”
Sono le poche parole
che mi sono divenute familiari nei tre giorni vissuti in Romania.
Poteva sembrare strano,
al limite della mancanza di rispetto, il fatto che un gruppo di
bergamaschi (molti dei quali della parrocchia della Cattedrale) i
giorni della canonizzazione di papa Giovanni XXIII fossero in Romania
invece che a Roma. Ma a me sembra di aver respirato quel papa
Giovanni negli anni del suo servizio in oriente come mai lo avevo
gustato.
L’ho sentito vicino
in quei giorni.
Anzitutto in quel
saluto che la gente di Romania si ripete in modo naturale nel tempo
pasquale: “il Signore è risorto!” “E’ veramente risorto!”.
E’ stato il dono di una fede semplice, fatta della devozione
popolare di un popolo che questa fede l’ha custodita in anni lunghi
e bui del regime comunista, della condivisione dell’Eucarestia,
della loro accoglienza calda e carica di rispetto per l’ospite come
da noi è difficile trovare.
L’ho sentito vicino
papa Giovanni nell’incontro con il parroco della piccola comunità
cattolica, uomo sereno e zelante che dopo essere stato missionario in
Africa è nuovamente missionario nella sua terra custodendo con
delicatezza il profumo della gratuità del Vangelo (ma anche
facendomi toccare con mano cosa significhi che questa si paga con la
sobrietà della vita), cercando di non attirare troppo l’invidia
degli ortodossi…
L’ho sentito vicino
papa Giovanni mentre in inglese un po’ stentato dialogavo con il
parroco della cattedrale ortodossa di Drobeta-Turnu Severin che ci ha
accolto con insolito calore mostrandoci con orgoglio gli affreschi
della Chiesa non ancora conclusa e raccontandoci della gratitudine
nei confronti della nostra Chiesa italiana che concede alcune chiese
perché vi si possa celebrare secondo il loro rito. E nell’assistere
allo spettacolo della nostra compagnia teatrale su S. Francesco
accanto a un altro sacerdote ortodosso (mio coscritto) attentissimo e
appassionatissimo al messaggio del musical.
L’ho sentito vicino
papa Giovanni mentre ho presieduto per la prima volta una Messa
concelebrata da un sacerdote greco-cattolico, anch’esso mio
coscritto, con cui poi ho potuto a lungo dialogare e farmi raccontare
della sua esperienza di sacerdote sposato, padre di due bimbi, con la
fatica a mantenere la sua famiglia e a trovare tempo per la
pastorale, e con la fatica di essere “minoranza nella minoranza”
e di relazione con la chiesa ortodossa che hanno tratti diversi da
quell’accgolienza calda che a noi il giorno prima è stata
riservata…
L’ho sentito vicino
papa Giovanni pregando nella cappella delle Figlie del Sacro Cuore,
ordinata profumata come solo in una casa di suore si può trovare
(con una tovaglia al gigliuccio creata come “relax” nelle sere da
suor Giuseppina, memoria vivente dell’inizio della presenza di
questa congregazione in terra di Romania), gustando il caffè
accompagnato dal sorriso squisitamente indiano di suor Bindu, e
nell’incontenibile andirivieni di suor Maria che ci ha accompagnato
nei mille spostamenti e che dirige la scuola materna. Una scuola
dell’infanzia a cui sono iscritti per la maggioranza bambini di
famiglie ortodosse o che hanno i genitori di confessioni cristiane
“miste” conquistati dalla qualità della scuola e dai valori che
vengono comunicati.
Ho gustato una presenza
che declina la missionarietà in chiave di collaborazione fra chiese,
in uno scambio di doni che sta portando e ancora porterà frutto.
E’ solo una
prospettiva di questo viaggio, altri potranno portare altri sguardi,
ma mi sembrava bello provare a fissare almeno qualche impressione di
quanto vissuto, dell’esperienza di chiesa condivisa in questi
giorni. E anche l’assenza da Roma, a cui abbiamo guardato in tv
complice l’ora di fuso, tra un tramezzino e l’altro, non è
significato distanza dallo spirito di papa Giovanni che abbiamo
raccolto e gustato in una versione diversa, ma non meno intensa.
Don Alberto
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