venerdì 30 marzo 2018

SI MUORE ANCORA TROPPO DI FAME!

La fame nel mondo torna ad aumentare. Il dato pubblicato nel Rapporto globale sulle crisi alimentari elaborato delle Nazioni Unite e dall'Ue, ci dice che nel 2017 le persone che non erano in grado di sfamarsi e che soffrono di fame acuta erano 124 milioni distribuite in 51 Paesi, 11 milioni in più rispetto all'anno precedente. Nel 2015 erano 80 milioni, quindi l'aumento è di oltre il 50 per cento. È ancora l'Africa il continente che risulta più vulnerabile. Ma quali sono le cause di questa dura inversione di tendenza? Secondo il rapporto non è legata all'aumento della popolazione, ma ancora una volta i fattori decisivi sono stati le guerre e i cambiamenti climatici che sono in buona misura frutto di un'altra guerra, quella alla natura ed ai suoi equilibri sempre più minacciati che rendono precario l'ecosistema in cui l'uomo è inserito. Il rapporto definisce "insicurezza alimentare acuta", un livello di fame tanto severo da rappresentare una minaccia diretta alla vita o ai mezzi di sostentamento delle persone. Ma vi son anche altre cause, come le siccità prolungate. Ma la causa principale rimangono sempre le situazioni di conflitto che sono alla base della sicurezza alimentare in 18 Paesi, 15 dei quali in Africa e Medio Oriente. I disastri climatici - soprattutto le siccità - hanno provocato crisi alimentari in 23 Paesi, due terzi dei quali anche in questo caso in Africa facendo finire in condizioni di insicurezza alimentare ben 39 milioni di persone. Dice Antònio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite: sta a noi ora agire per rispondere ai bisogni di chi affronta ogni giorno la maledizione della fame e per affrontarne le cause alla radice. Se vogliamo raggiungere l'obiettivo Fame Zero entro il 2030, dobbiamo riconoscere il rapporto esistente fra fame e conflitti. Investire nella sicurezza alimentare e nei mezzi di sussistenza in situazioni di conflitto salva tante vite umane, rafforza la resilienza e può contribuire a sostenere la pace, ha affermato il direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva. La nostra ultratrentennale esperienza nel cuore dell'Africa nera ci dice a poco se non per non far morire subito di fame chi è nelle situazioni più drammatiche, servono gli aiuti alimentari di emergenza, quando in tv appaiono i corpi scheletriti di quelle terribili realtà africane, per dirla con le parole usate da Papa Francesco. Nel messaggio inviato alla Fao aveva sollecitato interventi radicali, partendo dal mutamento profondo degli stili di vita e delle politiche perché fame e malnutrizione non sono fenomeni strutturali di alcune aree, ma sono le condizioni di un generale sottosviluppo causato dall'inerzia di molti e dall'egoismo di pochi.
Certo, per l'impazzimento del clima con i conseguenti cambiamenti climatici, che portano a siccità
sempre più forti e diffuse, un'enorme responsabilità è di tutti noi con le nostre scelte quotidiane: il 31% delle emissioni di Co2 nell'atmosfera è causato dagli sprechi alimentari. Ma vi sono poi enormi responsabilità degli Stati che non vogliono applicare gli accordi di Parigi. La Cina è oggi il più grande inquinatore del mondo, ma anche gli Usa di Trump che non vogliono applicare gli accordi di Parigi puntando invece su una politica protezionistica con muri e dazi che danno la prova di un egoismo enorme che ignora il dramma di milioni di persone. Fra le nazioni più problematiche emergono paesi come il Myanmar, la Nigeria nord-orientale, la Repubblica democratica del Congo,
il Sud Sudan e lo Yemen, dove è più acuito il dramma della fame, tutti paesi in cui assistiamo alla "guerra mondiale a pezzi" come l'ha definita il Papa. Mentre la Somalia sta vivendo un momento di
siccità drammatica che sta decimando l'unica ricchezza di quelle popolazioni, ossia le mandrie che in alcune zone hanno subito perdite fino al 60%. Concludendo con due considerazioni: la prima che ci propone il Commissario europeo per gli aiuti alimentari: "la fame e l'insicurezza alimentare rappresentano una grave piaga del nostro tempo, per questo dovremo dare corpo ad una risposta
globale più robusta e strategica alle crisi alimentari". Questo mentre l'Onu aggiorna il numero delle
persone che soffrono di "fame cronica" che ha raggiunto gli 815 milioni, di questi ben 180 milioni sono bimbi col risultato che ogni minuto muoiono 16 persone per cause legate alla fame. 
Carlo Bridi  in “Trentino” del 30 marzo 2018

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