giovedì 15 dicembre 2016

LA CHIESA DEVE RIPARTIRE DALLA BASE

Il circuito di cattolici di base che da quindici anni intervengono a Milano su problemi della Chiesa ha affrontato la situazione della diocesi di Milano che aspetta il successore di Scola. Mi sono sembrate molto interessanti le loro riflessioni: serve una svolta nella gestione e nella pastorale, a partire dall’ascolto della sensibilità, delle sofferenze e delle gioie del popolo cristiano. Il mondo ecclesiastico deve ripensarsi e rigenerarsi. In particolare vorrei proporre quelli che loro chiamano i " quattro punti per un nuovo corso", che penso dovrebbero essere oggetto delle riflessioni per la stesura di un piano pastorale locale coincidente con la svolta indicata da Papa Francesco.


  1. La centralità della Parola di Dio, mediante la lettura e la meditazione del primo e del secondo Testamento, deve essere il fondamento della vita di fede, personale e comunitaria; essa  non  deve essere subordinata a precettistiche di ogni tipo, ad arroccamenti su proprie certezze, all’efficientismo nell’organizzazione e nelle iniziative pastorali.
  2. I rapporti ecumenici devono intensificarsi, perché il percorso ecumenico è condizione privilegiata di una fede autentica. Esso comporta il riconoscimento, ognuno per la propria chiesa, delle responsabilità delle divisioni esistenti e  dell’impegno per una  progressiva convergenza, nella diversità,  tra i credenti nell’Evangelo. L’ecumenismo di base è la condizione per passi in avanti che le strutture ecclesiastiche non possono scoraggiare. Anche il dialogo interreligioso deve continuare  e non deve fermarsi a rapporti formali o diplomatici.
  3. Il dialogo positivo con la cultura “laica” e il cammino comune con chi è in ricerca sono  momenti irrinunciabili  in un mondo secolarizzato. In ciascuno  di noi convivono l’incredulo e il credente e quindi la ricerca diventa terreno comune nel quale è possibile una operante critica  reciprocità e un arricchimento comune;
  4. La pratica di rapporti sociali equi nei luoghi di lavoro e in ogni altra attività, l’accoglienza dell’immigrato, la difesa e la promozione della legalità, la ricerca della pace fondata sulla giustizia tra sud e nord del mondo, il contrasto nei confronti della terza guerra mondiale a pezzi, la salvaguardia del creato,  l’impegno al perdono come condizione della pace devono essere  lo stile condiviso e messo in atto da ogni credente nel proprio vissuto quotidiano  e nella società. Queste pratiche di vita  contraddicono le logiche idolatre dell’individualismo, del corporativismo, del nazionalismo, della mitizzazione del successo e del denaro.In questo modo, se accompagnato da parole e da segni inediti, i vescovi con le loro chiese potranno essere comunità che ascoltano e che si mettono in sintonia con l’insegnamento  di Francesco, vescovo di Roma, accettandone con convinzione il “nuovo corso” nella  vita della nostra Chiesa   

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