Il circuito di cattolici di base che da quindici anni intervengono a Milano su problemi della Chiesa ha affrontato la situazione della diocesi di Milano che aspetta il successore di Scola. Mi sono sembrate molto interessanti le loro riflessioni: serve una svolta nella gestione e nella pastorale, a partire dall’ascolto della sensibilità, delle sofferenze e delle gioie del popolo cristiano. Il mondo ecclesiastico deve ripensarsi e rigenerarsi. In particolare vorrei proporre quelli che loro chiamano i " quattro punti per un nuovo corso", che penso dovrebbero essere oggetto delle riflessioni per la stesura di un piano pastorale locale coincidente con la svolta indicata da Papa Francesco.
- La centralità della Parola di Dio, mediante la lettura e la meditazione del primo e del secondo Testamento, deve essere il fondamento della vita di fede, personale e comunitaria; essa non deve essere subordinata a precettistiche di ogni tipo, ad arroccamenti su proprie certezze, all’efficientismo nell’organizzazione e nelle iniziative pastorali.
- I rapporti ecumenici devono intensificarsi, perché il percorso ecumenico è condizione privilegiata di una fede autentica. Esso comporta il riconoscimento, ognuno per la propria chiesa, delle responsabilità delle divisioni esistenti e dell’impegno per una progressiva convergenza, nella diversità, tra i credenti nell’Evangelo. L’ecumenismo di base è la condizione per passi in avanti che le strutture ecclesiastiche non possono scoraggiare. Anche il dialogo interreligioso deve continuare e non deve fermarsi a rapporti formali o diplomatici.
- Il dialogo positivo con la cultura “laica” e il cammino comune con chi è in ricerca sono momenti irrinunciabili in un mondo secolarizzato. In ciascuno di noi convivono l’incredulo e il credente e quindi la ricerca diventa terreno comune nel quale è possibile una operante critica reciprocità e un arricchimento comune;
- La pratica di rapporti sociali equi nei luoghi di lavoro e in ogni altra attività, l’accoglienza dell’immigrato, la difesa e la promozione della legalità, la ricerca della pace fondata sulla giustizia tra sud e nord del mondo, il contrasto nei confronti della terza guerra mondiale a pezzi, la salvaguardia del creato, l’impegno al perdono come condizione della pace devono essere lo stile condiviso e messo in atto da ogni credente nel proprio vissuto quotidiano e nella società. Queste pratiche di vita contraddicono le logiche idolatre dell’individualismo, del corporativismo, del nazionalismo, della mitizzazione del successo e del denaro.In questo modo, se accompagnato da parole e da segni inediti, i vescovi con le loro chiese potranno essere comunità che ascoltano e che si mettono in sintonia con l’insegnamento di Francesco, vescovo di Roma, accettandone con convinzione il “nuovo corso” nella vita della nostra Chiesa
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