martedì 18 novembre 2014

CRISTIANI NELLE COMUNITÀ DI OGGI
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Curiosando tra le varie attività pastorali delle diocesi italiane,ho trovato spesso indicate due paroline interessanti e un po' anche inattese:"riassetto diocesano». E' un'espressione che spesso ha rivelato un'interessante momento di riflessione per un incontro possibile tra Vescovi,preti e laici.
D'altra parte è impossibile negare che in un mondo dove la secolarizzazione avrebbe dovuto portare il cristianesimo a doversi ridire e ripensare per il tempo presente,come bene il Concilio Vaticano II aveva messo in luce,non sia ancora arrivato il momento di riorganizzare il mondo cattolico,e in particolare le diocesi e le parrocchie,sempre in prima fila nell'affrontare le trasformazioni culturali e sociali.
Uno dei problemi da cui partire è sicuramente l'ormai esiguo numero di sacerdoti,problema che permette di mettere in luce molteplici altre fragilità. E così scopriamo che esiste una bassissima partecipazione dei laici alla vita delle comunità parrocchiali,spesso ridotta a ruoli semplicemente esecutivi e funzionali. Come pure un'attitudine delle parrocchie all'introversione,dove ci si rivolge di più alla cura e all'attenzione di chi partecipa che non all'annuncio della 'buona novella' nella sua fresca e  gioiosa attualità. E poi imperversa un atteggiamento acquiescente nei confronti delle modalità con cui la comunità è organizzata.
In qualche scheda di riflessione su queste problematiche ho riscontrato il desiderio di iniziare un inevitabile processo di trasformazione delle parrocchie e delle diocesi,con gradualità,con sostenibilità,con flessibilità,certi che una soluzione unica per tutti è da escludere. Ma di seguito ho con molta difficoltà cercato di trovare le soluzioni organizzative atte a rispondere alle esigenze operative tipiche del nostro vivere.
Una delle novità più straordinarie e famose del Vaticano II fu quella di sottolineare l'idea di Chiesa nella sua globalità come Popolo di Dio:<<Tutti gli uomini sono chiamati a formare il Popolo di Dio...A questo scopo Dio mandò il Figlio suo...Capo del nuovo universale popolo dei figli di Dio...Per questo pure mandò Dio lo Spirito...principio di unione e di unità(L.G.13.a)>>. Ed è proprio da qui che credo bisogna ripartire,perché balza subito agli occhi come in molti contesti ecclesiali non esiste una vera corresponsabilità tra presbiteri e laici,vuoi per un clericalismo ancora troppo imperante tra gli uni,vuoi per il vizio di «delega in bianco» per gli altri. Nelle stesse parrocchie il centro continua ad essere il prete che decide,coordina,cura,presiede il gregge che gli è stato affidato,e non la comunità cristiana nella sua dimensione di Popolo di Dio,estroverso ed accogliente.
Si tratta di una visione di Chiesa dove il laico ha un ruolo molto ridimensionato,dove non è questione di organizzazione o meno,ma di mancanza di una adeguata riflessione sulla ministerialità,cioè sui cosiddetti 'carismi'. Non credo che il problema sia risolvibile con l'idea di raccogliere le forze che abbiamo a disposizione,ma è venuto il tempo di un impegno serio e reale per l'individuazione di nuove figure di servizio e di responsabilità che possano affiancare i ministri ordinati.
Non credo di essere il primo nel sollevare queste questioni.Ci sono strutture(ad esempio i consigli pastorali?)dove è già iniziata una seria e urgente riflessione comunitaria per mettere in luce gli snodi da affrontare e le soluzioni possibili. Mi permetto quindi,con semplicità e spirito cristiano,di indicare alcune questioni cruciali e decisive,sulle quali mi piacerebbe dialogare.

  • Trasformare la comunità cristiana in comunità evangelizzatrice:una Chiesa «in uscita» ,cioè una comunità dei discepoli di Gesù che coinvolti dalla 'buona novella',prendono l'iniziativa,accompagnano,fruttificano e festeggiano.
  • Uscire dall'immobilismo analizzando consuetudini,stili,orari,linguaggi e strutture perché siano più accessibili agli uomini del nostro tempo.
  • Ripensare la suddivisione di responsabilità tra sacerdoti e fedeli nella gestione della comunità e nell'evangelizzazione.
  • Valorizzare il cammino di fede e la formazione per laici\laiche che potrebbero mettersi a servizio della comunità cristiana.
  • Riformulare il ruolo dei consigli pastorali,la presenza delle aggregazioni\movimenti laicali e il rapporto tra Diocesi e Parrocchie.

Il tempo è opportuno. Lasciamoci convincere dalla bellezza e dalla serenità di un vero confronto fra tutte le componenti del Popolo di Dio,perché come diceva S.Paolo:<<...come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione,così anche noi,pur essendo molti,siamo un sol corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri.>>(Rm 12,4-5)....per tornare ad essere e a sentirsi Chiesa!
A.B.


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