lunedì 2 ottobre 2023

CANCELLIAMO DAL VOCABOLARIO LA PAROLA "RAZZA"

Non so se anche a voi sia capitato di ascoltare frasi o discorsi dove il tema principale è cosa fare di tutti questi immigrati che invadono la nostra terra, a rischio e pericolo che si possa smarrire la nostra identità di popolo italiano: ”imbastardiscono la nostra razza!”. No, non è una frase volgare e non rivela alcuna parolaccia, ma “razza” è peggio di una parolaccia, è un errata interpretazione dell’umanità che ha prevalso per più di un secolo portando infinite ingiustizie, sopraffazioni, morti, fino all’idea di razza ariana fatta propria dai nazisti e allo sterminio nei campi della ‘razza’ ebraica. ‘Razza’ non è una parolaccia, ma è un termine che dovrebbe essere cancellato dal nostro dizionario. E se provassimo a togliere questo termine dal nostro dizionario?
Se bastasse cancellare una parola, per cancellare il reale!
Di razza non si dovrebbe più parlare, perché facendolo, si argomenta, si ammette che esistano le razze, e quindi si alimenta la possibilità di distinguere fra razza e razza, e di decretare la superiorità di una razza sull’altra.
Dunque, se cancellando la parola ‘razza’ mi illudo di por fine al razzismo, allora cancellando la parola ‘morte’ cancello la morte, e cancellando la parola ‘odio’ impedisco alla gente di odiare, e cancellando la parola ‘genere’ impedisco a chiunque di fare distinzioni e discriminazioni fra i generi. Purtroppo, e non occorre essere esperti o professori del linguaggio per saperlo, non è il linguaggio che crea la realtà (a parte nella fantascienza), ma è l’inverso: è la realtà che, alla ricerca di definizione, produce il linguaggio. Esistono le parole perché esistono i concetti che si vogliono esprimere, ed esistono i concetti perché esiste l’oggetto, il referente reale o pensato.
Quindi, il fatto che esista un significante (razza) che esprime un significato (il concetto che esistano razze diverse) non determina affatto l’esistenza in sé delle razze (vera o falsa che sia). La parola è solo una conseguenza del reale, non ne è la causa. Il linguaggio è sempre innocente. I colpevoli siamo noi che lo usiamo e lo manipoliamo e lo strumentalizziamo. 
Il problema non è nel termine ma dunque nell'idea che l'uomo ha costruito, maturato e quindi sedimentato nella sua mente. È la mente umana che avrebbe bisogno di una ripulita, non la costituzione italiana o il vocabolario della lingua italiana. Se anche si abolisse l’uso della parola ‘razza’, ci sarebbe sempre un modo di sostituirla con un altro termine affine, visto che rimarrebbero le differenze fra il bianco e il nero, il giallo e il mulatto, lo zingaro e l’ebreo, il cristiano e il musulmano, l’eterosessuale e l’omosessuale. È al pregiudizio sulle diversità che si dovrebbe porre fine, se volessimo ritenerci degni dell’umanità cui apparteniamo.
Prima di cambiare il linguaggio, dunque, dobbiamo preoccuparci di come va cambiata la realtà, magari con l’educazione al rispetto dell’altro, con la lotta convinta alle bugie dei social che deformano l’immagine del prossimo per diffamarlo, con la censura e la condanna di quei personaggi che sulle differenze e sull’odio costruiscono la propria fortuna.

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