lunedì 26 aprile 2021

CONTINUA LA CAMPAGNA DI AMNESTY INTERNATIONAL CONTRO LA PENA DI MORTE

 
Amnesty International si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudeledisumana e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica (de facto), da più di due terzi dei paesi nel mondo.

La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati

 è sinonimo di discriminazione e repressione.

Oggi, più di due terzi dei paesi al mondo ha abolito la pena capitale per legge o nella pratica.

Nel 2020 Amnesty International ha registrato 483 esecuzioni in 18 stati, con un decremento del 26 per cento rispetto alle 657 esecuzioni registrate nel 2019. Si tratta del più basso dato registrato nell’ultimo decennio.

  • La pena di morte viola il diritto alla vita. La Dichiarazione universale dei diritti umani e altri trattati regionali e internazionali, che chiedono l’abolizione della pena di morte, riconoscono il diritto alla vita. Un riconoscimento sostenuto anche dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che, nel 2007 e nel 2008, ha adottato una risoluzione che chiede, fra l’altro, una moratoria sulle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte.
  • La pena di morte è una punizione crudele e disumana. La sofferenza fisica causata dall’azione di uccidere un essere umano non può essere quantificata, né può esserlo la sofferenza mentale causata dalla previsione della morte che verrà per mano dello Stato. Sebbene le autorità dei paesi mantenitori continuino a cercare procedure sempre più efficaci per eseguire una condanna a morte, è chiaro che non potrà mai esistere un metodo umano per uccidere.
  • La pena di morte non ha valore deterrente. Nessuno studio ha mai dimostrato che la pena di morte sia un deterrente più efficace di altre punizioni.
  • La pena di morte è un omicidio premeditato dello stato. Eseguendo una condanna a morte, lo stato commette un omicidio e dimostra la stessa prontezza del criminale nell’uso della violenza fisica. Alcuni studi hanno non solo dimostrato come il tasso di omicidi sia più alto negli stati che applicano la pena di morte rispetto a quelli dove questa pratica è stata abolita, ma anche come questo aumenti rapidamente dopo le esecuzioni.
  • La pena di morte è sinonimo di discriminazione e repressione. Nelle mani di regimi autoritari, la pena capitale è uno strumento di minaccia e repressione che riduce al silenzio gli oppositori politici.
  • La pena di morte non dà necessariamente conforto ai familiari della vittima. Lontana dal mitigare il dolore, la lunghezza del processo non fa altro che prolungare la sofferenza dei familiari della vittima, fino alla conclusione dove una vita viene presa per un’altra vita, in una forma di vendetta legalizzata.
  • La pena di morte può uccidere un innocente. Una difesa legale inadeguata, le false testimonianze e le irregolarità commesse da polizia e accusa sono tra i principali fattori che determinano la condanna a morte di un innocente. In alcuni paesi, il segreto di Stato che circonda la pena capitale impedisce una corretta valutazione di questo fenomeno.
  • La pena di morte infligge sofferenza ai familiari dei condannati. La pena capitale ha effetto sulla famiglia, sugli amici e su tutti coloro che sono vicini al condannato a morte.
  • La pena di morte nega qualsiasi possibilità di riabilitazione. Qualunque sia il metodo scelto per uccidere il condannato, l’uso della pena di morte nega la possibilità di riabilitazione, di riconciliazione e respinge l’umanità della persona che ha commesso un crimine.
  • La pena di morte non rispetta i valori di tutta l’umanità. I diritti umani sono universali, indivisibili e interdipendenti. Derivano da molte e diverse tradizioni nel mondo e sono riconosciuti da tutti i membri delle Nazioni Unite come standard verso i quali hanno accettato di conformarsi. È sull’insieme di questi valori che Amnesty International basa la sua opposizione alla pena di morte.

Appena dopo la fondazione nel 1961, abbiamo iniziato a inviare appelli per fermare le esecuzioni di prigionieri di coscienza. Un lavoro che oggi avviene a prescindere dal reato o dal comportamento sanzionato come reato, e indipendentemente dalla presenza o assenza dell’attenzione dei mezzi di informazione o del pubblico sui singoli casi.

A livello internazionale siamo tra i membri fondatori della Coalizione mondiale contro la pena di morte (World Coalition Against Death Penalty, WCADP) e coordiniamo le attività della Rete asiatica contro la pena di morte (Anti-Death Penalty Asia Network, ADPAN). Dal 2014 collaboriamo con la Task force contro la pena di morte, istituita dal ministero degli affari esteri, affinché il voto biennale sulla moratoria sulla pena di morte all’Assemblea generale delle Nazioni unite raccolga sempre di più il maggior numero di voti favorevoli.

Infine monitoriamo costantemente l’applicazione della pena di morte nel mondo fornendo dati e informazione in una pubblicazione annuale.

Il nostro impegno continuerà fino a quando:

  • i paesi che ricorrono ancora alla pena di morte non sospenderanno immediatamente tutte le esecuzioni;
  • i paesi che hanno già sospeso le esecuzione, non aboliranno questa pena per tutti i reati in maniera permanente;
  • tutte le condanne a morte non saranno commutate in pene detentive.

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