martedì 22 settembre 2020

I RISCHI DELL' AIUTARE IL PROSSIMO

 “Cercate prima il regno e la giustizia di Dio” (Matteo) dice Gesù in una serie di insegnamenti conosciuti come il sermone sulla montagna. In questo brano, in particolare, il maestro di Nazareth parla delle ansie e preoccupazioni che accompagnano l’esistenza umana, specie in una società in cui non è scontato trovare i mezzi di sussistenza, salvaguardare la propria vita, avere un domani... Attenzione: Gesù non dice cercate “solo” il regno e la giustizia di Dio, come se fosse un predicatore di un ideale ascetico, né si riferisce al senso temporale del “prima” e del “dopo” (la politica dei due tempi, che non funziona quasi mai), ma intende “prima” nel senso di “priorità”. C’è una priorità nella vita, c’è qualcosa che devi mettere in cima alla tua scala di valori e impegni personali e sociali, qualcosa che vale la pena di porre come fine e non solo come mezzo della tua esistenza, qualcosa per cui vale la pena anche di sacrificarsi: “il regno e la giustizia di Dio”, cioè qualche cosa che non è mercantile ed economico, che non si inquadra nella paura e nell’autodifesa ma, al contrario, nella gratuità e nell’amore, in quel principio di equilibrio contenuto nel suo disegno creatore...
Credo che fossero queste le motivazioni di don Roberto Malgesini, il “prete di strada” ucciso martedì scorso a Como da un senzatetto che conosceva e che aveva disturbi mentali, tanto da rivoltarsi verso la mano amica, forse l’unica, che lo aiutava. Il suo assassino era di origini tunisine e con vari decreti di espulsione sulle spalle. Un vero “scarto della società” per chi ha scatenato la solita indegna polemica politica. Ma per don Roberto, quell’uomo era solo l’ultimo degli ultimi, un poveraccio che forse aveva già superato la fase dell’ansia e della preoccupazione per il domani, perché già il suo oggi era impossibile. Aiutare il prossimo non è una passeggiata, l’amore cristiano ha dei costi, può essere rischioso avvicinare e affrontare l’esclusione e il disagio. Ringraziamo chi lo fa, spesso al posto nostro, anche perché ci indica una giustizia più grande.
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Estratto di Eugenio Bernardini in “il Fatto Quotidiano” del 20 settembre 2020

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