(Di Gabriel García Márquez, tratto da “L’amore ai tempi del colera“)
Con queste parole, lo scrittore colombiano Márquez ci invita a riflettere sulla memoria e sulla sua capacità di rimuovere, quanto di plasmare il passato. Una riflessione che, alla luce di quanto sta accadendo, ci proietta nel domani. Ovvero, quando dovremo fare i conti con il passato, segnati dalle cicatrici che le ferite dell’oggi hanno provocato. Continuiamo a interrogarci sul nostro futuro, ma dimentichiamo di considerare che un domani dovremo fare i conti con quanto è accaduto. Dovremo tramandare la memoria di questa pandemia e del dolore che ha generato ai nostri figli e poi ai figli dei nostri figli. A noi adesso spetta combattere, ma domani ci attende un compito ancora più difficile: conservare memoria. Diventare testimoni di un momento storico che ci sta cambiando profondamente, forse anche più di quanto immaginiamo.
Ma è qui che Márquez ci mette in guardia: la memoria tende a rimuovere i brutti ricordi e a magnificare quelli belli. Questo è un meccanismo che ci aiuta a tollerare il dolore, ma che rischia di consegnare la nostra storia all’oblio. Perché continuiamo a ripetere gli stessi errori del passato? La risposta è fin troppo semplice: perché dimentichiamo, rimuoviamo, eliminiamo quanto di doloroso abbiamo provato. La paura è che, una volta finito tutto questo, torneremo quelli di prima: stanchi, distratti, frenetici, superficiali.
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