domenica 21 luglio 2019

INDIFFERENZA

Sappiamo cosa avviene in Libia. Sappiamo che esistono dei campi di concentramento in cui
vengono rinchiusi coloro che fuggono, per vari motivi economici e politici, dai loro Paesi e cercano
di raggiungere l'Europa. Sappiamo che in quei luoghi vengono torturati, stuprati, seviziati e che le
foto delle loro sofferenze vengono inviate alle famiglie con la richiesta di un riscatto, che si aggira
intorno ai 5/6 mila euro. Sappiamo che, quando vengono liberati, cercano di raggiungere l’Europa e
che pur di non ritornare in mano ai loro aguzzini, s’imbarcano su qualunque natante.
Sappiamo che molti di loro, grandi o piccoli, donne e uomini, moriranno in mare.
Noi sappiamo tutto questo, ma rimaniamo indifferenti, anzi la classe politica, osannata da molti, li
respinge e invita la Libia a riprendere i profughi, condannandoli ancora una volta a un destino
disumano.
L’indifferenza è un sentimento che caratterizza i periodi più bui della nostra storia.
Sappiamo anche questo! Con indifferenza, se non con colpevole sostegno, sono state accettate le
leggi razziali in Italia.
Con indifferenza, molti italiani hanno assistito alla deportazione degli ebrei.
Con indifferenza, molti tedeschi hanno assistito all’internamento nei lager degli ebrei, dei rom e
altri ancora.
“(...) piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto
di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla
conoscere, anche senza correre eccessivi rischi.” Così scriveva Primo Levi.
E noi italiani, di oggi, possiamo dirci immuni da egoismo e ignoranza volontaria? «Prima di tutto
vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare» (dal sermone del
pastore luterano e teologo tedesco Martin Niemöller.)
Molti sono indifferenti perché non pensano che un giorno possa toccare a loro di essere considerati
indesiderati.
Ecco lo sforzo che ognuno di noi dovrebbe fare, porsi la semplice domanda : “Ma se toccasse a
me?”
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di Valeria Parolari in Trentino del 20 luglio 2019

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