giovedì 7 agosto 2014

HANNO RAPITO VANESSA E GRETA!

 «A Cesenatico non le rapivano!», scrive Riccardo su Twitter. Ed è un gentiluomo, perché aggiunge:
«La loro motivazione è comunque nobilissima». Un gentiluomo isolato. Le reazioni alla scomparsa
di Vanessa e Greta ad Aleppo, in Siria, sono state, in media, più crudeli. È sembrato di tornare, di
colpo, ai giorni di Rossella Urru, sequestrata in Algeria nel 2011; o ai tempi delle due Simone,
rapite in Iraq, dieci anni fa. Stessi giudizi frettolosi. Ai pavidi non piacciono quelli che hanno
coraggio. «Evviva l’incoscienza due ventenni senza nessun tipo di preparazione!!! Bene che vada ci
toccherà pagare profumatamente e riportarle con l’aereo di Stato!», scrive un lettore tra i commenti
di Corriere.it . «Due ragazze ventenni se ne vanno in Siria senza arte né parte», commenta un altro.
«Va bè, non diciamo che se la sono cercata: ma possiamo pensarlo?». E arriverà di peggio, state
certi. Due belle ragazze con i sorrisi aperti e i capelli lunghi, una bionda e una mora. Basta e
avanza, perché si scateni l’immaginario televisivo dei superficiali.
Secondo l’Unicef la mattanza siriana ha già ucciso 11.400 bambini. Un terzo aveva meno di 10
anni. Le persone coinvolte dal conflitto sono ormai 11 milioni, quasi 5 milioni di minori.
Aggiungete quasi 3 milioni di profughi fuggiti nei Paesi dell’area (Turchia, Giordania, Libano,
Iraq): tra loro, un milione e mezzo di bambini. Metteteli in fila indiana: arrivano da Milano e Roma.
Pensiamo poco, e non facciamo nulla, davanti a questo scandalo. Giudichiamo subito, e con
sufficienza, due ragazze che davanti all’orrore hanno provato, con i loro mezzi, ad aiutare, prima in
Italia poi in Siria. Inesperte? Ovvio. Impulsive? Probabilmente: chi a vent’anni non cerca di
dividere il bene dal male? Incoscienti? D’accordo. Ma ammirevoli.
Il confine tra incoscienza e coraggio è spesso nascosto dalla passione. Le due ragazze ne hanno in
abbondanza. Greta e Vanessa, 20 anni e 21 anni, Brembate (Bergamo) e Besozzo (Varese): la
Lombardia che ogni mattina sale sul pullman per andare a scuola, e poi scopre, di colpo, la ferocia
del mondo. «Lo prendo come un fatto personale», diceva Vanessa di quanto accadeva in Siria, un
Paese dove aveva contatti ed era già stata. Non sono turiste del rischio, Vanessa e Greta. Sono le
figlie di una buona Italia, che ora deve riportarle a casa. Senza gridare, senza accusare e, almeno
stavolta, senza litigare.
di Beppe Severgnini
in “Corriere della Sera” del 7 agosto 2014

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