martedì 19 giugno 2012

E' INUTILE,PER IL VATICANO L'ETICA MORALE E' UNA SOLA:LA SUA!!!

L’accusa è sempre la stessa: «Non conforme all’insegnamento della Chiesa». Una nuova tempesta si è abbattuta su una teologa religiosa. Nel mirino del Vaticano, e più precisamente della Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf), è finita, infatti, suor Margaret Farley, delle Sisters of Mercy of Americas, rinomata docente presso la Yale University e già presidente della Catholic Theological Society of America (Ctsa). Il suo libro Just Love: A Framework for Christian Sexual Ethics (“Solo amore: una cornice per l’etica sessuale cristiana”), che si occupa di etica sessuale, pubblicato nel 2006 e vincitore del prestigioso premio Louisville Grawemeyer, è stato criticato per le sue posizioni su masturbazione, atti e unioni omosessuali, indissolubilità del matrimonio e divorzio-nuovo matrimonio.
Farley, ora in pensione, nel 1992 ha ricevuto un altissimo riconoscimento al proprio impegno teologico, il John Courtney Murray Award, conferitole dalla Ctsa; ha insegnato Etica cristiana per 50 anni, prima donna ad avere un incarico a tempo pieno alla Yale Divinity School. «Anche se le mie risposte ad alcune specifiche questioni etiche si allontanano da alcune tesi tradizionali cristiane – ha commentato secondo quanto si legge sul National Catholic Reporter (4/6) – ho cercato di mostrare che esse riflettono, tuttavia, una profonda coerenza con gli obiettivi fondamentali e le posizioni di queste tradizioni teologiche e morali». Nel libro, Farley sostiene che nelle relazioni sessuali l’elemento fondamentale è quello della giustizia, perché l’amore si forma, viene guidato e protetto dalla giustizia: «Propongo una cornice per l’etica sessuale che fa ricorso ai criteri della giustizia nel valutare relazioni e attività sessuali autentiche e fedeli. Così facendo, offro non solo degli ideali per le relazioni sessuali, ma dei requisiti assoluti».
"SOLO AMORE"
Nel libro, Farley affronta questioni urgenti di sessualità umana e le modalità con cui sono state trattate storicamente anche da altre culture, per poi connettere l’etica sessuale alle filosofie della giustizia, allo scopo di «spostare del tutto la sessualità dall’ambito del pre-etico (l’ambito dei tabù) all’etico». Tra i punti di riferimento dell’etica cristiana citati da Farley, i teologi morali Lisa Sowle Cahill, p. Charles Curran e il gesuita p. James Keenan, ma anche lo stesso Ratzinger che, nel 1969, ebbe ad affermare che «non tutto ciò che esiste nella Chiesa deve per ciò stesso essere una tradizione legittima». I sistemi morali, afferma Farley, devono tenere in conto anche l’esperienza delle persone, perché «la verità morale deve avere un senso».
La nozione di «amore giusto» di cui parla la teologa porta, poi, allo sviluppo di una serie di norme che devono fungere da guida nell’attività sessuale: non arrecare danno, libero consenso, reciprocità, uguaglianza, impegno, fecondità (in quanto apertura a una nuova vita, ma non solo, precisa), giustizia sociale.
Cinque, come detto, le questioni contestate.
1) Masturbazione: «Di solito non solleva alcun problema morale», nella misura in cui, scrive suor Margaret Farley, aiuta o sostiene il benessere e la libertà di spirito. Si tratta, insomma, di una «questione empirica, non morale». Per il Vaticano, invece, si tratta, sulla scorta del magistero, «di un’azione intrinsecamente e gravemente disordinata».
2) Atti omosessuali: «Ritengo che le relazioni e le attività omosessuali possano essere giustificate secondo la stessa etica sessuale delle relazioni etero», afferma la teologa. Gli omosessuali, dunque, «possono e devono essere rispettati». Opinione «inaccettabile» per il Vaticano: se la tradizione della Chiesa tratta «con rispetto, compassione e sensibilità» le persone con tendenze omosessuali, le loro attività «sono atti intrinsecamente disordinati, contrari al diritto naturale».
3) Unioni omosessuali: la teologa appoggia fortemente, in quanto «urgente», il progetto di matrimoni omosessuali come garanzia di riconoscimento sociale e giuridico. Per la Congregazione per la Dottrina della Fede la questione è fuori discussione: riconoscere tali unioni significherebbe «approvare un comportamento deviante con il risultato di farne un modello per la società attuale».
4) Indissolubilità del matrimonio: un impegno matrimoniale, sostiene Farley, come qualsiasi altro impegno estremamente serio, talvolta, di fronte a cambiamenti radicali e inaspettati, non può essere mantenuto. «Tra i battezzati – ribatte il Vaticano – un matrimonio rato e consumato non può essere sciolto da potere umano ma soltanto dalla morte».
5) Divorzio e secondo matrimonio: per Farley, una nuova unione di persone divorziate è pensabile tanto quanto lo è quella di un coniuge rimasto vedovo. Non per la Congregazione che, citando il Vangelo di Marco, insiste sul fatto che «una nuova unione non può essere riconosciuta come valida, se la prima lo era», e che chi la contrae «non può ricevere la comunione se non si pente, si confessa e si impegna a vivere in completa continenza».
Per tutte queste ragioni, la Cdf ritiene che il libro non possa «essere utilizzato come espressione valida dell’insegnamento cattolico» nella formazione né nel dialogo ecumenico e interreligioso.L’approccio della Farley, afferma il Vaticano, «ignora l’insegnamento costante del Magistero o, laddove questo è occasionalmente citato, lo tratta come un’opinione tra le tante. Tale atteggiamento non si giustifica nemmeno nella prospettiva ecumenica che la teologa intende promuovere». Non solo: Farley viene anche accusata di avere una «comprensione lacunosa della natura oggettiva del diritto naturale», cosa che non è «coerente con l’autentica teologia cattolica».
Nella sua risposta alla Notificazione della Cdf, la Farley afferma che il libro «non intendeva porsi come espressione dell’attuale insegnamento cattolico ufficiale, né intendeva porsi contro di esso», ma che il suo scopo era di «avviare un discussione su questioni di etica sessuale, consapevole del fatto che una discussione è feconda solamente se vengono affrontate le questioni più critiche».

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