mercoledì 1 febbraio 2012

Il Rev. D. Paul Sullins, sociologo presso l'Università Cattolica, ha intervistato oltre 70 preti sposati per il libro che sta scrivendo
di MARK OPPENHEIMER
6 gennaio 2012
Il primo giorno del nuovo anno il Vaticano ha annunciato la formazione di un ordinariato nazionale, una specie di diocesi senza confini, per i preti episcopaliani e le loro comunità che intendono abbracciare il cattolicesimo romano. Lo notizia bomba non riguarda il fatto che agli episcopaliani viene garantita una via espressa all'interno del cattolicesimo, ma che in America aumenteranno di molto i preti sposati.
E i preti sposati rappresentano una provocazione per la Chiesa Cattolica, che vede le fila del clero assottigliarsi ogni giorno di più.

La gran parte dei cattolici americani non sa che la chiesa accetta i preti sposati. Ma sono sempre esistiti preti sposati di rito non-latino, come accade per il Cattolicesimo Ucraino e Maronita. Queste chiese sono pienamente cattoliche, cioè sottoposte al papa, ma possono ordinare uomini sposati, per quanto non permettono ai preti celiti di sposarsi.
Sono sempre esistiti i preti sposati anche nel Cattolicesimo romano fino a che il Concilio Laterano Primo, nel 1123 non ha posto il veto. E poi sono esistiti i preti sposati cattolici romani nuovamente dal 1980, quando la chiesa ha dichiarato che il clero protestante convertito al cattolicesimo poteva restare sposato.

Attualmente in America ci sono 80 di questi preti, secondo il Rev. D. Paul Sullins, sociologo dell'Università Cattolica di Washington. Ex prete episcopaliano, ora prete cattolico sposato, P. Sullins ha intervistato oltre 70 preti sposati, e molte delle loro mogli, per il libro che sta scrivendo. Una vasta maggioranza di questi sono ex episcopaliani, ma molti provengono da altre denominazioni protestanti.
La presenza di un folto gruppo di preti sposati solleva numerose questioni. Primo, svolgono un ministero positivo come gli altri preti? Se la chiesa ha stabilito che il celibato conferisca un dono ai preti, ne deriva che i preti sposati servano le comunità con minore efficacia? Secondo, i preti celibi non hanno diritto di risentirsi se ad altri colleghi al servizio della chiesa possono anche fare sesso? E terzo, se i preti sposati svolgono un lavoro positivo e non danno scandalo, perché conservare l'obbligatorietà del celibato per i preti in generale?
Per rispondere alla prima questione è importante comprendere le ragioni della disciplina del celibato. ("il celibato riguarda la vita senza matrimonio; "continenza" è l'espressione che definisce una vita senza attività sessuale. Per principio i preti celibi sono anche continenti). La chiesa non ha mai affermato che il celibato sia necessario al presbiterato. Piuttosto la tradizione stabilisce che il prete nell'esercizio delle sue funzioni rappresenta Gesù Cristo, che era celibe. L'idea del prete che agisce in persona Christi, è una delle ragion per cui le donne non possono accedere al presbiterato cattolico.
Inoltre P. Sullins afferma che sussiste l'idea che "se un uomo non è sposato può dedicarsi più pienamente ed esclusivamente alla parrocchia". Ma egli ha verificato che i preti sposati sono spesso supportati e non ostacolati dalle mogli, che in molti casi si dedicano con costanza alla parrocchia. Aggiunge anche che i preti celibi possono al contrario essere meno disponibili degli sposati.
"La verità è che i preti celibi spesso trovano il modo per rendersi indisponibili. Se chiami un prete celibe nel mezzo della notte, probabilmente troverai una segreteria telefonica. Ma se chiami un prete sposato nel cuore della notte, non avendo ragioni per uscire a quell'ora, sarà scosso dalla compagna che gli dirà: 'Ehi svegliati, sei votato a questo lavoro!'"
"Non voglio affermare che ci sia una differenza abissale, ma se una differenza esiste, è certamente a favore dei preti sposati".
Dal 1980 la Chiesa Cattolica Romana ha mostrato una preferenza per il presbiterato celibatario impedendo ai preti sposati di fare i parroci, a meno di circostanze particolari. I preti che entrano a far parte del nuovo ordinariato, di provenienza episcopaliana, rappresenteranno un'eccezione alla regola. A causa anche della carenza di preti negli Stati Uniti, le circostanze hanno portato ad affidare alcune parrocchie ai preti sposati. Di fatto il Rev. James Parker, primo tra i preti ad usufuire di questa Costituzione Pastorale, così come è conosciuta la regola del 1980, ha guidato una parrocchia a Charleston, S.C. e sembra aver fatto un ottimo lavoro.
"Era un fratello tra fratelli", dice P. Jay Scott Newman, pastore di una chiesa a Greenville, S.C. Aggiunge che "il matrimonio di P. Parker non ha mai rappresentato un ostacolo". E' stato in grado di operare positivamente così come qualunque altro uomo sposato che svolga una professione impegnativa.
"I medici che lavorano 80 ore a settimana hanno dei figli. Si può fare. E questi preti hanno fatto lo stesso da Anglicani", la denominazione cristiana generica a cui gli Episcopaliani appartengono.
Il sentito elogio di P. Newman nei confronti del suo collega sposato aiuta a rispondere alla seconda questione, quella dell'invidia. Non ho riscontrato casi in cui il prete celibe provi ranconre verso il collega sposato. Nonostante un ristretto numero di teologi e canonisti abbiano criticato la Costituzione Pastorale del 1980, i preti in ministero non ne hanno risentito.
Anche P. Newman ad esempio, che ritiene che il celibato sia una importante faccenda controculturale e che un prete celibe ha puntato tutto sul fatto che la vita non sia tutta qui mettendo la sua carne in trincea, afferma che la chiesa può prevedere eccezioni. In riferimento ad un altro prete spostato che conosce nel South Carolina, Newman ha dichiarato che: "Una intuizione serpeggiava tra le persone: che questa fosse un'eccezione ad una norma e che nessuna ingiustizia venisse perpetrata ai danni di coloro che hanno accettato da tempo di divenire presbiteri ben sapendo che il celibato è parte della scelta".
La posizione ufficiale della chiesa sul celibato presbiterale, cioè che è preferibile ma non necessario, si indebolisce dal momento in cui alcuni preti sposati si avvicinano all'ideale. Col crescere della penuria di preti, il tema del celibato verrà discusso ancora.
Almeno 25.000 chierici americani hanno lasciato il presbiterato dal 1970, aggiunge P. Sullins. Molti di questi si aspettavano che la norma del celibato sarebbe stata superata, ma quando hanno realizzato che così non era, hanno preferito lasciare e sposarsi. 25.000 ex preti nel paese a fronte dei 40.000 in esercizio. Celibato sì, celibato no, i cattolici possono farsi due conti.

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