giovedì 11 dicembre 2025

COMUNITA' DI SANT'EGIDIO:NON DIMENTICHIAMO GLI ULTIMI(A NATALE E NON SOLO)

 

sabato 6 dicembre 2025

“Preparare la pace, non la guerra”

La guerra non è più un rumore lontano: orienta scelte pubbliche, condiziona i dibattiti politici e modifica priorità economiche. Nel 2024 la spesa militare globale ha superato i 2.700 miliardi di dollari, mentre conflitti in Ucraina, Gaza, Sudan e in altre aree coinvolgono direttamente le popolazioni civili. In questo contesto, l’Assemblea generale della Cei ha approvato la Nota pastorale “Educare a una pace disarmata e disarmante”, dove non propone evasioni dalla realtà, ma un confronto serio con le tensioni del presente, fondato sulla centralità di Cristo, “nostra pace”. La pace non è un’astrazione né un equilibrio diplomatico precario, ma un percorso che richiede conversione culturale e scelte coerenti. Ribadendo le indicazioni di Papa Francesco in "Fratelli tutti", sottolinea che la sproporzione delle armi contemporanee rende inapplicabili i criteri tradizionali della “guerra giusta” e sollecita una lettura dei conflitti entro un quadro globale complesso, segnato da fragilità culturali e sociali. L’invito è a evitare interpretazioni riduttive e a promuovere uno sguardo capace di cogliere la densità delle situazioni, superando schemi contrapposti e mantenendo la sobrietà richiesta dal Vangelo della pace.

La sezione centrale valorizza l’educazione come responsabilità condivisa tra famiglia, scuola, comunità ecclesiali e società civile. La famiglia è presentata come “prima palestra di educazione alla pace”, luogo dove si apprendono dialogo e gestione dei conflitti. La scuola è chiamata a diventare “comunità educante”, capace di promuovere cooperazione, pensiero critico e rispetto del pluralismo. Ampio rilievo è dato al digitale, definito “un ambiente che riconfigura la percezione del reale”, in grado di generare “letture degli eventi sganciate dalla realtà dei fatti”.

Nel documento rientra anche la riflessione sull’intelligenza artificiale, la cui capacità crescente di produrre contenuti alternativi al reale rischia di “cancellare la distinzione tra ciò che esiste e ciò che è artificialmente costruito”.

Educare alla pace significa quindi formare alla responsabilità comunicativa e alla cura delle parole, evitando che rete e tecnologie digitali diventino “strumenti di divisione” invece che luoghi idonei a “costruire la fraternità umana”. Per questo si invita a sviluppare percorsi che “trasformino la paura dell’altro in opportunità di incontro”, contribuendo a prevenire rigidità e contrapposizioni e restituendo alla relazione un ruolo decisivo nella costruzione del tessuto comunitario.

La conclusione apre un orizzonte operativo che non elude la complessità dei conflitti, ma invita a leggerli con realismo. Si richiama la necessità di avere “il coraggio di vie alternative per dare sostanza al realismo lungimirante della cura della dignità umana e del creato”, ricordando che esperienze quali l’obiezione di coscienza e il servizio civile hanno segnato il passaggio dalla logica del “se vuoi la pace prepara la guerra” a quella del “se vuoi la pace prepara la pace”. Si afferma che un servizio civile obbligatorio rappresenterebbe “un investimento per dare alle prossime generazioni l’occasione di praticare la cura per la dignità della persona umana e per l’ambiente”.

Tra le piste indicate compare l’obiezione bancaria, che invita a disinvestire da istituti coinvolti nella produzione di armamenti. Viene inoltre sottolineato che l’Unione europea mostra che “un’altra strada è possibile, che la logica della violenza non è inevitabile”, sollecitando scelte che non alimentino scenari bellici. Altri ambiti includono la giustizia riparativa, definita pratica “tesa a risanare relazioni in contesti di conflittualità”, e la cura del creato come dimensione essenziale della pace. La responsabilità ora passa alla Chiesa territoriale, chiamata a tradurre queste indicazioni in scelte verificabili, capaci di incidere nel tessuto sociale attraverso uno stile ecclesiale sobrio, attento e orientato alla costruzione della pace nel tempo presente.

Riccardo Benotti su Agensir.it

giovedì 4 dicembre 2025

AMNESTY INTERNATIONAL

 

Amnesty International

Oggi avremmo davvero voluto festeggiare insieme a te, ma purtroppo il voto al Senato per introdurre il concetto di consenso libero e attuale nel codice penale, calendarizzato per martedì pomeriggio dopo l’approvazione alla Camera, è stato rinviato. Dopo cinque anni di lotte con la campagna #IoLoChiedo e un grande lavoro di sensibilizzazione e pressione, speravamo realmente di aver raggiunto questo importante obiettivo.

 

Come dimostra un sondaggio che abbiamo commissionato, il concetto di consenso è sempre più presente nella società italiana che, per la prima volta, inizia a rifiutare i principali falsi miti sullo stupro.

 

Continuiamo insieme a fare pressione: firma condividi l’appello, facciamo capire al governo che vogliamo questa legge!

💸 Repressione con i tuoi soldi!

persone migranti abbandonate nel deserto

In Tunisia le autorità stanno smantellando pezzo per pezzo le tutele per le persone migranti, rifugiate e richiedenti asilo. Pratiche di polizia razziste, discorsi xenofobi e violazioni dei diritti umani sono all’ordine del giornoE l’Unione europea (Ue) è complice: infatti l’accordo incentrato sul controllo delle migrazioni tra Ue e Tunisia prevede finanziamenti e forniture per la gestione delle frontiere, ma nessuna garanzia sul rispetto dei diritti umani.

⚖️ Pace senza giustizia

Nonostante le continue sofferenze della popolazione civile ucraina, il piano di pace di cui si sta discutendo sembra contemplare la cessione di territori alla Russia e una possibile amnistia per le persone che hanno preso parte alla guerra. Ma una cessazione duratura del conflitto deve prevedere giustizia e riparazione, a partire dal rientro di tutte le bambine e i bambini trasferiti con la forza dall’Ucraina e la liberazione dei prigionieri detenuti illegalmente.

🏭 Cop30: nulla di fatto sui diritti

Avrai sicuramente sentito delle notizie che sono arrivate dalla Cop30 in Brasile, tra cui quella di un incendio divampato in un padiglione. Ma forse non sai che anche questa Cop si è rivelata un fallimento. Infatti nel documento finale non c’è alcuna menzione di un’uscita dal fossile né di finanziamenti agli stati a basso reddito per affrontare le minacce presenti e future poste dal cambiamento climatico. Insomma, ancora una volta si è scelto di preferire i profitti sulle persone.

⛹️ Sport e diritti umani

Tommie Smith e John Carlos con il pugno alzato

Ricordi la foto iconica di Tommie Smith e John Carlos con il pugno alzato? E il corridore guineano Braima Suncar Dabó che corre gli ultimi metri di una gara importante abbracciato a un altro atleta in difficoltà? La storia dello sport è piena di gesti memorabili che ne rappresentano i valori.  Anche quest’anno vogliamo premiare gesti e iniziative – simboliche o concrete – che contribuiscono a promuovere i valori di rispettoinclusione assunzione di responsabilità.

Per selezionare le persone più meritevoli abbiamo bisogno di te! Puoi candidare la squadra, il gruppo sportivo o l’atleta che per te quest’anno sono più meritevoli inviandoci un’email all’indirizzo info@sportedirittiumani.it





mercoledì 3 dicembre 2025

Una maturità più grande

Il 21 novembre 1988 don Luigi Giussani scrisse agli iscritti alla Fraternità una lettera di auguri per l'inizio dell’Avvento, ricordando «la ragione unica» dello stare insieme. Riproporla e rileggerla oggi può essere utile perché conserva intatta una sua attualità

Carissimi fratelli,

   la soglia dell’Avvento rilancia la storia del grande sacramento della sua incarnazione: il Mistero si è «circoscritto in un volto umano». Qui sta tutto lo stupore, l’onore e la responsabilità della nostra fede.

   È in questo la ragione unica della nostra fraternità. Ognuno di noi infatti potrebbe seguire il Signore e la sua Chiesa come crede opportuno, appoggiandosi come vuole, scegliendo cioè luoghi secondo il suo sentire o secondo le sue opinioni. Invece noi ci siamo messi insieme perché, attraverso la sequela obbediente all’incontro che è avvenuto tra noi, il Signore ci ha fatto intravedere un’intensità e gioia maggiori nel vederLo e nel seguirLo.

   L’Avvento ci trova insieme perché da un ascolto umile e da una fedele sequela noi siamo persuasi che proviene un cammino cristiano più vero, secondo l’esempio del Verbo fatto «obbediente» – e secondo l’esempio degli ordini religiosi nella storia della Chiesa.

   La nostra unità non dà quindi alcun obbligo, non è un dovere: essa è semplicemente un metodo, perché la carità di Cristo sia più semplice, sicura, ardente, intera e continua.  

   Quante vicende ha attraversato il movimento in questi ultimi sei mesi! E quante vicende personali! E quanti pensieri, opinioni, reazioni, impeti ed incertezze possono essere sorti nel nostro cuore. Ma ciò che importa è riprendere più concretamente e generosamente l’umile sequela alla unità che ci guida, ci invita e ci decide. Essa può ben sbagliare:

-    per questo dobbiamo pregare che essa sia più protesa nella invocazione dello Spirito e della Madonna e nell’attenzione all’insegnamento e alle direttive del Magistero; 

-    per questo dobbiamo sempre intervenire positivamente, con pazienza.

   Ma proprio per quanto abbiamo detto, non sarebbe mai conveniente a noi scegliere di staccarci per affermare ultimamente nostre posizioni personali o di gruppo: è in una sequela alla compagnia dataci dal Signore il metodo più utile per imparare lo Spirito e l’obbedienza al mistero della Chiesa!

   Riprendiamo il cammino, allora, con una maturità più grande, cioè con una più grande consapevolezza, umiltà e amore fedele.

   Mai la nostra compagnia è stata una fioritura così impressionante di creazioni in cui «la gioia dell’amore a Cristo si rende sperimentabile nell’amore ai fratelli»: dalla generosità del «mattone», ai tentativi di creare grandi opere per malati e anziani, dalle cooperative per handicappati a quelle per il sostegno e la compagnia ai bisognosi, dalle famiglie per l’accoglienza alla grande accoglienza della gente di tutto il mondo per amore del loro Destino, Cristo, come sono tutte le nostre missioni.

   Grazie di cuore, fratelli.

Perdonatemi ciò di cui non so esservi esempio, e vi sono eternamente riconoscente per l’esempio che a me voi tutti siete.

   Auguri di Buon Natale, a voi, alle vostre famiglie, ai vostri gruppi. 


Affezionatissimo don Luigi Giussani

martedì 2 dicembre 2025

Una speranza senza frontiere - Idea del Mese - Dicembre 2025

Di fronte alle sfide globali, agli scenari tragici che colpiscono il pianeta, alle notizie che ci raggiungono, sembra che tutto congiuri per toglierci il respiro, oscurando l’orizzonte. La speranza appare come un bene fragile, quasi un miraggio. Per cui appare naturale porsi questa domanda: possiamo “sperare” ancora in uno scenario, in un futuro migliore per l’umanità o siamo condannati alla rassegnazione?

In questa circostanza ci potrebbe aiutare quanto pensa il filosofo tedesco Ernst Bloch (1885-1977), cioè “la speranza non è un’illusione passiva, ma un “sogno in avanti”, un principio attivo che anticipa ciò che non è ancora dato. È legata all’idea che il futuro sia aperto e plasmabile, non predeterminato”[1].

È così che ognuno di noi “può ancora sperare”, come un sogno ad occhi aperti. Se sappiamo guardare con attenzione, potremmo vedere l’alba di un nuovo risveglio che è già presente. La vediamo nella passione educativa di un’insegnante, nell’onestà di un imprenditore, nella rettitudine di chi amministra con integrità, nella fedeltà di una coppia, nell’abbraccio di un bambino, nella cura di un infermiere, nella pazienza di una nonna, nel coraggio di chi resiste pacificamente alla violenza, nell’accoglienza di una comunità.

Ancora di più ci parla di speranza la testimonianza dei bambini nei luoghi di guerra, dove trovano ambienti protetti in cui custodire il futuro. Ce lo dicono i disegni, realizzati dalle bambine e dai bambini che partecipano ai programmi di sostegno psicosociale di “Save the Children”. Tra matite e colori emergono speranze di diventare medici, scrittori o stilisti di moda… Questi luoghi sicuri in cui si incontrano offrono un contesto in cui giocare, esprimersi e immaginare un futuro oltre il conflitto. I lavori sono stati diffusi in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, lo scorso 10 ottobre 2025, e testimoniano la resilienza dei più piccoli di fronte alla guerra[2].

E non da ultimo, la speranza la troviamo in milioni di persone in tutto il mondo: bambini, giovani, adulti e anziani che, colpiti da gravi malattie, affrontano con forza, tenacia e resilienza la sfida di superare quest’ostacolo che la “vita” gli ha messo d’innanzi: quanto coraggio e quanta testimonianza d’amore per la vita ci offrono queste persone.

Questi segni, piccoli e quotidiani, ci ricordano che la speranza non è un’illusione, ma una forza reale, frutto dell’amore che si irradia e che è capace di trasformare la società passo dopo passo.

Tutti hanno sete di speranza, sia coloro che ci sono vicini sia quelli che sono lontani (fisicamente, esistenzialmente o culturalmente). Questa idea ci invita a non restare fermi, ma a fare un passo per portare speranza a chi ne ha bisogno e ha perso ogni senso nella vita. Avviciniamoci con un gesto di attenzione, rendendoci prossimi, portando il nostro amore con delicatezza e gratuità. Sono molti coloro che lo attendono, e noi siamo chiamati a raggiungerli tutti. Come scrive il poeta congolese Henri Boukoulou: «[…] O, divina speranza! Ecco che nel singhiozzo disperato del vento, si tracciano le prime frasi del più bel poema d’amore. E domani, è la speranza!»[3].


[1]Ernst Bloch (1885-1977), Das Prinzip Hoffnung (1954-1959)-“Il principio speranza” (ed. italiana)

[2]https://www.cittanuova.it/multimedia/i-sogni-dei-bambini-di-gaza-tra-guerra-e-colori

[3]Cf. AA.VV. Poeti Africani Anti-Apartheid, I vol., Edizioni dell’Arco, Milano, 2003.


L’IDEA DEL MESE è attualmente prodotta dal “Centro del Dialogo con persone di convinzioni non religiose” del Movimento dei Focolari. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2014 in Uruguay per condividere con gli amici non credenti i valori della Parola di Vita, cioè la frase della Scrittura che i membri del Movimento si impegnano a mettere in atto nella vita quotidiana. Attualmente L’IDEA DEL MESE viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 paesi, con adattamenti del testo alle diverse sensibilità culturali. www. dialogue4unity.focolare.org

A Natale quest'anno aggiungi un posto a tavola e regala speranza. Ce n'è tanto bisogno!

Cari amici,

come ogni anno, ci prepariamo a celebrare il Natale mettendo al centro i più poveri, apparecchiando quella tavola larga come il mondo che è il pranzo di Natale di Sant'Egidio. Per tanti, un motivo di speranza, la certezza di una famiglia che non ti lascia mai solo.

C'è tanto bisogno di dare speranza in un momento come questo, così denso di difficoltà e notizie dolorose: la chedono le famiglie che si rivolgono alle nostre Case dell'Amicizia, i bambini delle Scuole della Pace, gli anziani soli, i profughi in fuga dai paesi in guerra, e i tanti senza casa: mentre l'inverno avanza, pensiamo a loro e a quanti l'hanno persa per le guerre, in particolare in Ucraina e in Terra Santa. 

La speranza aumenta se si condivide: Più ne diamo agli altri, più ne riceviamo anche noi. Aiutateci a regalare tanta speranza in questo Natale! 

Bastano piccoli gesti:

Inviare un sms solidale (anche più di uno) o fare una telefonata da rete fissa al 45586 fino al 27 dicembre, per donare da 2 a 10 euroInvitate anche i vostri amici, i parenti, i colleghi a farlo. Un gesto che costa poco, ma se lo facciamo in tanti diventa un grande aiuto.

Portare regali per i poveri ai nostri centri di raccolta (qui ci sono indirizzi e orari). Fare una donazione. Offrire un po' del vostro tempo come volontari a Natale o nei giorni precedenti.

Diffondere questo invito ai tuoi amici anche via social. Qui trovi il materiale.

Insieme possiamo fare molto. E sarà #Natalepertutti!

Grazie  


 

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