martedì 19 dicembre 2023

“L’albero di Natale” di Nazim Hikmet: la poesia di buone feste dedicata a chi soffre la mancanza

Il Natale, prima o poi, ha la forma delle nostre mancanze. Lo dice bene Nazim Hikmet in questa poesia malinconica, “L'albero di Natale”, ispirata dalla visione di un abete adornato a festa nella piazza di Tallin, in Estonia, nel Natale del 1961.

A sud del golfo di Finlandia la notte

vicino al mare brumoso

l’albero di Natale scintilla
tra oscure torri gotiche
corazze di cavalieri teutoni
e ciminiere di fabbriche
l’albero di Natale
l’albero di Natale canta
sulla piazza bianca di neve
canzoni dell’Estonia
lunghissimo scintillante
pagliuzzato d’oro
l’albero di Natale
tu sei nella palla di vetro rosso
i tuoi capelli son paglia gialla le ciglia azzurre
sono io che l’ho appesa
mettendotici dentro
il tuo collo bianco è lungo e rotondo
ti ho messa nella palla di vetro rosso
con i miei dubbi
con le mie ansietà con le mie parole
le mie speranze le mie carezze
a tutti gli alberi di Natale a tutti gli alberi
a tutti i balconi le finestre i chiodi le nostalgie
ho appeso la palla di vetro rosso
mettendotici dentro
perdonami,
moriro lì.

L’Estonia è lo stato socialista più piccolo
il paese dove si leggono più poesie a testa
dove si beve più vodka
il più pieno di automobili e motociclette
celebre per le sue pellicce e i suoi mobili
per il suo coro di trentamila persone

non posso guardare negli occhi chi giace
sul suo letto di morte
mi sembra una vergogna vivere
con uno che agonizza
al mio fianco
Lucia sta morendo in un ospedale di Mosca
Viale degli Entusiasti
non so più che numero
il suo viso somiglia a un vecchio cucchiaio di legno
il buio della sera si mescola
alla neve che fonde
i camion passano uno dietro l’altro
scuotendo l’asfalto
è la tristezza che emana Lucia
che mi fa corrugare la fronte
oppure è l’avvicinarsi
della mia propria morte non so

l’albero di Natale canta
su una piazza bianca di neve
canzoni dell’Estonia
lunghissimo scintillante
pagliuzzato d’oro
perdonami
morirò lasciandoti nella palla di vetro rosso
in questo mondo vive una cosa unica
che non ha pari
me ne accorgo io soltanto
forse una pianta una bestia una parola un metallo
un raggio una gioia forse
forse caduta da una stella
in questo mondo vive una cosa vive per te
ma tu non te ne accorgi
morirò perdonami morirò
e tu uscirai spezzandola
dalla palla di vetro rosso
scenderai su una piazza
bianca di neve
sarà forse a Mosca o a Tallin
o a Leningrado
che da un albero di Natale
scenderai su una piazza
bianca di neve
ma io
avrò portato via con me
ciò che vive per te in questo mondo

Lucia muore
il viso come un vecchio cucchiaio di legno
è assurdo quelli che dovrebbero
morire dopo di me
muoiono prima di me
dopo le grandi guerre la morte ha perso la testa
completamente
i camion passano scuotendo l’asfalto
del Viale degli Entusiasti
sui manifesti le cifre dell’anno ’65
carbone tante tonnellate
petrolio tanto
tessuti tanti chilometri
su una piazza bianca di neve
l’albero di Natale canta
canzoni dell’Estonia
tra oscure torri gotiche
e ciminiere di fabbriche.

(Traduzione di Joyce Lussu)

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